Teresa

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Teresa, emblematica vicenda di una donna “schiacciata” dalla propria famiglia e dall’inferiorità della propria condizione sociale, non è soltanto un efficace ritratto femminile di ambientazione lombarda, ma si colloca tra i più significativi romanzi italiani di fine Ottocento e al centro dell’opera di Neera – pseudonimo di Anna Zuccari (1846-1918) – scrittrice milanese che al proprio apparire sulla scena letteraria dell’Italia post-unitaria aveva ricevuto il plauso critico di autori come Luigi Capuana e Benedetto Croce.
Oggi, dopo un periodo di relativo oblio, Neera è riconosciuta come una delle voci più limpide della letteratura tra Otto e Novecento. Teresa, precoce “romanzo di formazione” al femminile pubblicato nel 1886, con i successivi titoli Lydia (1887) e L’indomani (1889) veniva a comporre una ideale trilogia sulla condizione della “donna giovane”, divenendo rapidamente, oltre le intenzioni dell’autrice, un punto di riferimento anche nel nascente dibattito sull’emancipazione femminile. Nelle pagine che descrivono la tormentata vicenda privata di Teresa, Neera sembra raggiungere il vertice di una scrittura profonda e ispirata, capace di invenzione autentica e di acuta penetrazione psicologica. Come scrive Antonia Arslan nella sua Introduzione: «Il racconto di sé che Neera stabilisce attraverso la storia di Teresa è invece la descrizione graduale e perfettamente calibrata di una maturazione esemplare, disegnata attraverso perspicaci giunture strutturali, in un contesto di grande equilibrio narrativo».

Antonia Arslan ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. È autrice di libri su Goldoni, Buzzati, Pea e di saggi pionieristici sulla narrativa popolare e d’appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla “galassia sommersa” delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra Ottocento e Novecento), temi su cui è ritornata in decine di articoli. Dopo aver tradotto le raccolte Il canto del pane e Mari di grano del grande poeta armeno Daniel Varujan, ha svolto un’intensa attività di informazione e di edizione sulla questione armena. Il suo primo romanzo, La masseria delle allodole (Rizzoli), oggi alla ventitreesima edizione, ha vinto diciotto premi letterari. Nel 2009 ha pubblicato La strada di Smirne (Rizzoli).

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