Venezia in tempo di guerra 1943-1945

prefazione di Marco Borghi

L’apparato istituzionale della RSI trovò a Venezia una delle sue sedi privilegiate, per enti, ministeri, ma anche – ad esempio – per il cinema di regime: decine di migliaia di profughi, provenienti da tutte le parti d’Italia e dalla Dalmazia, elessero la città a loro rifugio. È il momento della “borsa nera” e del sovraffollamento, quello dall’autunno del ’43 fino alla fine del conflitto. Dopo la cosiddetta “estate di sangue” del 1944, l’apparato repressivo fascista avrebbe rafforzato la propria attività e messo a dura prova il movimento partigiano. Buona parte del Comitato di Liberazione Nazionale lagunare credeva invece in una politica di scontro “a bassa intensità”, strategia dipendente in larga parte dalla particolare conformazione del centro storico veneziano, che offriva poche vie di fuga a chi viveva in clandestinità. L’insurrezione vera e propria sarebbe quindi divampata a poco più di un mese dall’azione dimostrativa del 12 marzo 1945, promossa dai partigiani al Teatro Goldoni, la celebre “beffa”.

Giulio Bobbo, laureatosi in Storia all’Università Ca’ Foscari di Venezia sotto la guida di Mario Isnenghi, collabora con l'istituto Veneziano per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, proseguendo il lavoro di ricerca e divulgazione sul Novecento veneziano.

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