Il Poligrafo alla Fiera delle Parole 2024
Torna a Padova la “Fiera delle Parole”, festival letterario organizzato dall’Associazione Culturale Cuore di Carta, giunto ormai alla sua diciannovesima edizione.
A Padova, dal 2 al 6 ottobre, negli spazi del centro storico e della fiera, si vedrà la presenza di molti fra i più affermati autori del panorama letterario nazionale, cui si affiancano “emergenti” di grande interesse e alcuni nomi internazionali. Cinque giorni di appuntamenti per riportare ancora una volta in città occasioni di confronto e d’incontro.
Protagonista della “Fiera delle Parole” sarà anche la nostra casa editrice che, con nove incontri distribuiti tra il 3 e il 6 ottobre in diversi luoghi della città, presenterà alcune delle sue ultime proposte editoriali, spaziando tra arte, filosofia, scienze sociali e letteratura.
GIOVEDÌ 3 OTTOBRE
Giovedì 3 ottobre, alle ore 17.30, presso la Sala del Romanino dei Musei Civici Eremitani, si terrà la presentazione del volume Lo Storione. Il gioiello liberty che non c’è, durante il quale l’Autrice Virginia Baradel dialogherà con Andrea Colasio, assessore alla Cultura del Comune di Padova, con lo storico Mario Isnenghi dell’Università degli Studi di Padova e con lo storico dell’arte Lucio Scardino.
Nel centro storico della città di Padova, tra il Palazzo del Bo e il Caffè Pedrocchi, esisteva un ambiente di gran pregio interamente decorato e arredato in stile Liberty: la sala da pranzo dello Storione, celebre albergo-ristorante costruito nei primi anni del Novecento all’interno di Palazzo del Gallo, edificio polifunzionale in stile eclettico edificato tra il 1892 e il 1904. Oggi quel gioiello della belle époque, protagonista di una travagliata vicenda, non esiste più. L’ultimo atto della sua storia ebbe luogo nel 1962 quando, per costruire la sede centrale della Banca Antoniana, fu demolito l’intero Palazzo del Gallo.
Decorata tra il 1904 e il 1905 da Cesare Laurenti, uno dei più affermati artisti veneziani tra Otto e Novecento, la sala dello Storione rappresentò per il suo autore un’occasione importante per affrontare il tema della rinascita della bellezza antica e per dimostrare la validità della sua tempera, la “tempera Laurenti”.
In sintonia con l’impiego più moderato delle sinuosità Art Nouveau in voga in Italia, Laurenti scelse di rappresentare un rigoglioso giardino ricco di foglie e frutti di melograno, all’interno del quale prendeva vita la danza festosa di giovani fanciulle ridenti. Un tripudio di colori, fiori e stoffe vaporose per anni accolse e suscitò meraviglia negli ospiti dello Storione. Ma il suo incanto incominciò ben presto ad appannarsi. I fumi e i vapori della sala ristorante furono solo i primi nemici di quest’opera. Si aggiunsero controversie economiche e legali, noncuranza e disinvolte innovazioni urbanistiche, fino a quando l’intera decorazione venne rovinosamente smantellata, rinchiusa in casse di legno e depositata nei magazzini sotterranei di Palazzo Liviano.
Di questo raro esempio di Liberty padovano non ci restano che qualche foto e i frammenti restaurati: tre teste di danzatrici appese all’ingresso dell’ex Banca Antoniana e trenta tavole del soffitto in deposito ai Musei Civici di Padova. Dunque, solo l’immaginazione potrà ricostruire la bellezza e il fascino d’epoca del ristorante Storione.
L’incontro sarà accompagnato da un reading dell’attore Emanuele Piovene.
Giovedì 3 ottobre, alle ore 18.00, presso la Libreria LaFormaDeLibro, sarà protagonista il volume Foce. Taccuini dal Delta del Po. L’Autore Ioannis K. Schinezos, fotografo naturalista, dialogherà con Alessandro Minelli, zoologo dell’Università degli Studi di Padova.
Un fotografo di natura percorre le solitarie distese del Delta del Po, tra i rami terminali del fiume. Cerca di catturare i colori della terra, le tonalità dei vasti cieli, il volo degli uccelli, la melanconia dei casolari abbandonati, l’umore delle acque. Durante il suo lavoro annota tutto quello che normalmente sfugge al frettoloso viaggiatore di passaggio, mosaici minimi ed elementari, ovvi ed evidenti e pertanto invisibili, che alla fine disegnano il mondo esterno e la nostra esistenza. Descrive semplicemente, con il criterio essenziale dei bambini. Non cerca il contatto della gente, appunta solo frammenti di discorsi rapiti casualmente. Tiene accanto il libro di Gianni Celati Verso la foce, compagno di viaggio e taccuino del tutto particolare, annotando negli spazi vuoti tra le pagine del libro, come per completarlo, come per creare un testo nel testo, come per omaggiare lo scritto originale. Nasce così un viaggio intimo per immagini e per parole sui percorsi del Delta del Po.
L’incontro sarà accompagnato dalla proiezione di immagini tratte dal volume.
VENERDÌ 4 OTTOBRE
Venerdì 4 ottobre alle ore 17.00, negli spazi della Sala della Gran Guardia, si parlerà del rapporto tra Letterature e arti. Incontri e raffronti tra Medioevo e Modernità. Daniela Goldin Folena, Autrice del volume, dialogherà con Chiara Ponchia dell’Università degli Studi di Padova.
Per William Turner pittura e poesia erano arti sorelle, nate da affine capacità immaginativa e pure accomunate dalla stessa attitudine alla comunicazione diretta, senza necessità di intermediari o interpreti nel trasmettere il loro messaggio.
Un rapporto, quello tra letterature e arti, che varia nel tempo e si realizza secondo diverse tipologie, un legame che connette queste due espressioni della creatività in un continuo incontrarsi, parlarsi, ispirarsi a vicenda.
La prospettiva è prevalentemente letteraria, ma basta a rilevare quanto di volta in volta letteratura e arte figurativa possano influenzarsi o integrarsi reciprocamente (come avviene nella tradizione manoscritta miniata medievale), o come possano invece procedere parallelamente con proprie peculiarità espressive ma in grado di interpretare con la stessa efficacia eventi, temi o personaggi (la regalità di Scipione l’Africano, il paesaggio in Turner e in Ossian), fino ad incrociare altre arti (la musica e la fotografia) che evocano e traducono in forme proprie immagini e testi nati in precedenti occasioni, eppure con esse compatibili.
Una varietà di percorsi – testimoniati anche dal ricco apparato iconografico – che portano i singoli soggetti letterari ad assumere altra evidenza in materiali diversi: la pergamena dei manoscritti, le pietre dure che impreziosiscono simbolicamente gli abbigliamenti, il tessuto con cui si producono gli arazzi, i suoni o le scene teatrali, la pellicola fotografica diventano così nuovi linguaggi oltre la parola scritta.
Venerdì 4 ottobre alle ore 17.30, presso la Sala del Romanino dei Musei Civici Eremitani, si terrà la presentazione del volume Prigioniere divine. Il teatro d’opera come dramma delle differenze. Intervengono Adone Brandalise dell’Università degli Studi di Padova, Saveria Chemotti, studiosa senior dello Studium Patavinum, Università degli Studi di Padova, Ilario Belloni dell’Università degli Studi di Pisa e il magistrato Nicola Morgese. Modera il saggista e giornalista Andrea Panzavolta, curatore del volume.
«Prigioniere divine»: così Proust chiama le incantevoli note della «piccola frase» della sonata composta da Vinteuil. Ardito ossimoro: in quanto fatte di tempo, del tempo esse sono prigioniere e quindi condannate alla finitezza; ma poiché restituiscono nella loro aurorale integrità ricordi che si riteneva perduti, ecco rivelarsi una natura divina il cui stigma è l’immortalità: tutto è perduto, tutto è salvato. Ma chi si nasconde dietro la maschera di questo prezioso sintagma se non le sirene? E in quale altro luogo se non nel teatro d’opera esse esercitano con altrettanta potenza il loro incanto? Avrebbe mai scritto Proust quelle pagine se anch’egli non avesse udito il medesimo, fatale invito rivolto in un tempo immemorabile a un Greco che stava facendo ritorno alla sua isola dopo dieci anni di guerra? Questo dicono le sirene: che il più bello dei mari è quello che dobbiamo ancora navigare, se solo abbiamo l’ardimento di attraversare luoghi che appaiono in-transitabili, cercando un senso proprio nella loro intransitabilità.
Il teatro d’opera è forse uno degli ultimi luoghi – in questo volume esplorato da una molteplicità di autori: musicisti, musicologi, giuristi, filosofi, critici letterari – dove le «favole antiche» continuano a essere narrate e riscritte in un gioco inesauribile di fughe, variazioni, contrappunti. In nessun altro luogo, infatti, il destino – condizione decretata una volta per tutte – si riveste di novitas ogniqualvolta si apre il sipario, perché diverse saranno la regia, la danza, le scenografie, le luci, i costumi, la recitazione e, sopra ogni altra cosa, l’interpretazione dei cantanti. Da qui l’inesauribile seduzione esercitata sullo spettatore; da qui anche l’irresistibile tháuma – meraviglia che sgomenta, stupore che rischia di annichilire – che avvince quest’ultimo; da qui, forse, l’ultimo incantesimo che ancora può catturarci.
L’incontro sarà accompagnato dall’ascolto di brani musicali.
Venerdì 4 ottobre alle ore 17.30, presso lo Spazio 35 del Centro Culturale San Gaetano, protagonista sarà il volume Venezia e il Veneto nell’immaginario di Federico Fellini di Fabrizio Borin. In dialogo con l’Autore interverranno Marco Dalla Gassa dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Mirco Melanco dell’Università degli Studi di Padova.
Di un regista famoso come Federico Fellini – pluripremiato con Oscar, Leoni, Palme d’oro – si è scritto tutto e il contrario per ogni aspetto del suo straordinario orizzonte artistico-visionario, compreso il sempre autoproclamato provincialismo riminese. Forse non rimaneva che pensare di scrivere qualcosa a proposito di un’altra provincia, anzi di una regione, il Veneto, nei suoi “incontri ravvicinati” con località, artisti, persone, personaggi storici, amici e studiosi, con le diverse inflessioni dei dialetti veneti e anche con Venezia.
Il volume intende infatti proporre una lettura “veneta” di scene e sequenze di alcuni film di Fellini (Rimini, 1920 - Roma, 1993), un doveroso omaggio nel trentennale della sua indimenticata scomparsa.
Le atmosfere, i temi, gli spazi e le narrazioni anche linguistiche dei luoghi veneti – a lungo visitati di persona, ma soprattutto con la fantasia, dall’autore di Amarcord – esprimono nella poetica e nello stile una piena e sincera attestazione di simpatia e affezione, oppure di disagio. In particolare, nella vicinanza con alcuni amici intellettuali: fra tutti, padre Angelo Arpa, lo scrittore Georges Simenon, il poeta veneto Andrea Zanzotto; con il falso mito del seduttore veneziano Giacomo Casanova; con le molte persone e personaggi di origine, consistenza e parlata della lingua veneta. Quei tipi, facce e maschere caricaturali così caratteristiche del suo cinema barocco. Tutti insieme per contribuire all’affascinante girotondo onirico di un Circo Veneto Felliniano.
L’incontro sarà accompagnato da un reading dell’attore Agostino Santolin.
SABATO 5 OTTOBRE
Sabato 5 ottobre alle ore 16.00, presso la Sala Grande del Centro Universitario Padovano, si terrà un incontro dedicato a La filosofia alla prova della guerra, volume a cura di Danielle Cohen-Levinas e Massimiliano Marianelli. Ne parleranno Chiara Cremonesi e Laura Sanò dell’Università degli Studi di Padova. Modera Alberto Giacomelli dell’Università degli Studi di Padova.
Il momento storico che stiamo vivendo mostra, ogni giorno con maggiore chiarezza, che la guerra minaccia costantemente l’equilibrio delicato della vita in comune. Forze opposte cercano di prevalere l’una sull’altra attraverso l’esercizio della violenza, profanando lo spazio di libertà dell’altro e promuovendo un ordine stabilito a prescindere dalle differenti istanze in gioco. L’armonia, posta a obiettivo utopico della vita in comune e delle relazioni tra individui e tra popoli, è minacciata da nuovi conflitti.
La tensione al predominio manifesta ancora, nell’attuale panorama storico, quel meccanismo che ha mosso per secoli una parte significativa della storia dell’umanità attraverso guerre, violenze e lotte per la supremazia. La stessa idea di giustizia e di bene viene costantemente minacciata dall’esercizio di un potere che può corrompere gli ideali più nobili piegandoli alle dinamiche di conflitto e prevaricazione fino a includerli nella cosiddetta “ragione di guerra”.
Testimoni di quest’aporetica concezione, artisti, filosofi, teologi e politici hanno tentato di giustificare, di criticare o di decostruire i presupposti ideologici del polemos fondante il pensiero occidentale. Oggi più che mai è indispensabile una profonda interrogazione sul legame tra passato e presente e sulle narrazioni differenti (e talvolta antitetiche) che animano il nostro mondo, ciascuna con i propri legittimi desideri.
Sabato 5 ottobre alle ore 17.00, presso la Libreria LaFormaDeLibro, si terrà la presentazione del volume Lo specchio delle Muse. Dialogheranno gli Autori Michele Santuliana, Marta Scaccia e Paola Valente.
Una fanciulla che sfida la divinità in una gara estrema quanto disperata, un titano condannato ad atroci supplizi fra le rocce del Caucaso, una madre furibonda alla ricerca della figlia scomparsa, una donna che rompe il proprio silenzio per parlarci di un marito destinato a un futuro al quale lei non potrà partecipare. Sono solo alcune delle storie che si ritrovano in questa raccolta di racconti. Ancora “destini incrociati”, vite che si intrecciano, attinte in questo caso dall’inesauribile patrimonio culturale che è il mito greco-romano.
Storie di donne, uomini e divinità, di passioni e sentimenti, di azioni grandiose o efferate, narrate da tre voci che hanno voluto, pur mantenendo il legame con la tradizione, allargare lo sguardo e offrire prospettive nuove, inconsuete, riproponendo esistenze e vicende fondative dell’immaginario occidentale.
E se lo scopo è di tentare nuove strade, di scrivere e soprattutto riscrivere le alterità in gioco quando i destini si incrociano, nulla più del mito si presta alla continua variazione di un nucleo originario. Lo sapevano bene i tragici, che sulla perenne scomposizione e ricomposizione delle “favole antiche” hanno fondato un teatro capace di esprimere al meglio aspirazioni, conflitti, fallimenti e speranze di una comunità. Un teatro che ci emoziona e ci interroga ancora oggi.
Perché il racconto delle Muse, multiforme, imprendibile, antico e sempre nuovo, alla fine parla di noi, del nostro presente, della vita umana nella grandezza e nella rovina. Ascoltarlo per riproporlo è stato l’obiettivo delle tre voci che qui si alternano; voci diverse per età, formazione ed esperienze; voci appassionate e disposte a confrontarsi col mito per farlo vivere ancora una volta.
Ecco allora che le Muse si specchiano. E il loro sguardo riflesso, incontrando il nostro, ci provoca ponendoci l’eterna inesauribile domanda: chi sei tu?
Sabato 5 ottobre 2024 alle ore 17.30, presso la Sala Grande del Centro Universitario Padovano, si terrà un incontro dedicato al tema Percorsi oltre l’identità di genere, durante il quale si terrà la presentazione del volume Noi genitori di ragazzi transgender.
Interverranno Roberta Rosin e Valentina Cincotto, psicologhe, psicoterapeute e curatrici del volume, e i genitori Gabriella Di Giorgio e Annamaria Mussi, che offriranno la loro testimonianza. Modera la giornalista Patrizia Vassallo.
Viviamo tempi complessi, di profondo cambiamento. Tempi che possono spaventare e indurre una parte della nostra società a chiudersi, ad arroccarsi nei cosiddetti valori della famiglia tradizionale e a diffondere, a volte con toni violenti, una cultura discriminatoria e omotransfobica. Attraverso questo volume un gruppo di genitori di ragazzi transgender e gender diverse (TGD) si mette a nudo con amore, consapevolezza e impegno sociale, e racconta come ha sostenuto i loro figli e le loro figlie nel percorso di Affermazione di Genere. Genitori che hanno deciso di dar voce alle loro personali esperienze per creare un mondo più inclusivo, rispettoso e tollerante che sappia accogliere e comprendere. Un libro per sfatare i luoghi comuni generalmente associati all’essere persone trans: non è una moda, non è un capriccio, non è una malattia. Non nasce in seno a famiglie disfunzionali, alterate, sbagliate. Non è una devianza sessuale, non è un pericolo per nessuno. È una condizione. Essere persone trans per questi ragazzi è l’unica possibilità di esistere.
DOMENICA 6 OTTOBRE
Domenica 6 ottobre alle ore 17.30, presso la Sala Grande del Centro Universitario Padovano, sarà protagonista il volume La contingenza dell’incontro. Pensare l’evento tra filosofia e psicoanalisi a cura di Massimo Recalcati, Cristina Guarnieri e Giuseppe Armogida.
Ne discuteranno Adone Brandalise e Davide Susanetti dell’Università degli Studi di Padova. Modera Jacopo Ceccon dell’Università degli Studi di Padova.
Nel Seminario XX del 1972-1973, intitolato Ancora, lo psicoanalista francese Jacques Lacan affronta la questione dell’incontro d’amore nel segno della “contingenza”. Se Freud aveva inteso l’amore prevalentemente in chiave platonico-hegeliana, come passione narcisistica che permette al soggetto di ricomporre – attraverso l’Altro – una propria unità immaginaria, Lacan sviluppa in questo Seminario la teoria della contingenza dell’incontro d’amore, riformulando in modo originale le categorie modali della logica di Aristotele: necessità, impossibilità, contingenza.
L’intervista a Massimo Recalcati che sugella questo numero illustra la logica della contingenza elaborata da Lacan, mostrando come l’evento dell’incontro possa disinnescare il determinismo causale della necessità. Nei saggi che la precedono, filosofi, psicoanalisti e teologi di varia provenienza si confrontano secondo prospettive differenti con questa dimensione. Dimensione inconscia che sospende il senso e si dà come sorpresa, folgorazione, imprevisto. L’evento che sorge nella contingenza introduce una temporalità altra, capace di scardinare ogni ordine deterministico della storia. Tyche è accadimento sempre singolare, irriducibile al sistema, interruzione enigmatica e radicale del circuito della ripetizione, irruzione del nuovo.
Vi aspettiamo numerosi!