Come rispondere all’accusa che un compagno di fabbrica di don Luisito Bianchi, da sempre prete-lavoratore, rivolse nei confronti della Chiesa e del suo commercio di Dio a scopo di lucro? Mosso dal desiderio di mostrare che la “sua” Chiesa è nella sostanza rimasta fedele all’originario fondamento di gratuità, l’autore sembra gridare con forza la validità costitutiva e sempre attuale di questo dono inestimabile di Dio. Nelle parole di Cristo tramandate dai Vangeli, infatti, non si trova contraddizione alcuna tra le affermazioni Dignus est operarius cibo suo e Gratis accepistis, gratis date. Proprio le figure esemplari del primo Cristianesimo, san Pietro e san Paolo, rappresentano concretamente le due possibili vie alla gratuità del ministero apostolico. Il primo sulla scia di una continuità con la tradizione, il secondo mediante la libera rinuncia alla “facoltà” dell’apostolo e la conseguente imitazione di Cristo, con il lavoro manuale.
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