As the cradle of Chinese civilisation, Xi’an was capital under thirteen dynasties, the Silk Road’s Eastern starting point and an urban planning model for several Eastern historic capitals. Today, the antiquity and historicity of Xi’an linger in the de-spatialised dimension of absence, nostalgia and placeless memory resulting from the common tabula rasa practice applied to any morphological or topographical sign. Defining what is precisely the object of preservation and enhancement is a key issue to assess both conservation and enhancement methodologies aimed at overcoming the falsification resulting from diffused forms of cultural commodification and a total absence of urban project. By reading the historical development of Xi’an through the structuring and typomorphological unity of the Xiaoyan Pagoda, part of a primary li fang of the Tang city and currently a UNESCO site, the book presents a methodology distancing from the notion of ‘setting’ and reading the Chinese city as a historically and physically defined context. Overcoming also the notion of value, the space of History appears as an imaginative tabula plena, a layered accretion of traces, fragile signs of stratigraphic depths and a polysemic assemblage of both intangible and physical memories embedded in the fragments of buried archaeologies, persisting traces, ground writings, voids and absences that require interpretation and re-signification. By spatialising the temporal dimension, the book brings to light the resilient order of the urban form and proposes a sound reconsideration of the UNESCO’s site boundaries. A cognitive process of rewriting is also theorised for its design enhancement as a syntactic reading as well as a hermeneutic interpretation, signification and re-configuration procedure. The inscription of new signs related by sense relations and based on principles, themes and traces inherited from the existing text defines a critical, interpretative and therefore creative act, providing the incoherent assemblage of the modern city with new legibility, and hence new writability. Interpretative design enables continuing to write and re-signifying the historic urban landscape.
Xi’an è la culla della civiltà cinese, capitale sotto tredici dinastie, testata orientale della Via della Seta e modello urbanistico per molte altre capitali storiche orientali. Tuttavia, oggi, l’antichità e storicità di Xi’an e, per estensione, quelle delle numerose ‘città storico-culturali cinesi’, si collocano nella dimensione de-spazializzata dell’assenza, della nostalgia e della memoria senza luogo determinata dalla prassi comune della tabula rasa di ogni segno morfologico o topografico.
Definire in che cosa consista l’oggetto della tutela e della valorizzazione è la questione centrale per valutare metodologie e strategie di conservazione e valorizzazione che superino la falsificazione indotta dalle attuali forme di mercificazione culturale e dalla totale assenza del progetto urbano. Leggendo il farsi storico di Xi’an attraverso l’unità strutturante e morfologica della Xiaoyan Ta Pagoda (Piccola Pagoda dell’Oca Selvaggia), parte di un li fang primario della città Tang e oggi area UNESCO, il libro costruisce una metodologia per leggere la città cinese come contesto, storicamente e fisicamente determinato. Superando la nozione di valore, lo spazio della Storia appare allora come un’immaginifica tabula plena, accumulo stratificato e polisemico assemblage di memorie non più solo intangibili ma anche fisiche, inscritte nei lacerti di archeologie sotterranee, persistenza di tracciati, scritture del suolo, vuoti e assenze che richiedono interpretazione e risignificazione. Fondata su un’operazione di conoscenza, l’operazione di riscrittura è qui teorizzata come un lavoro ermeneutico di lettura, interpretazione, risignificazione e riconfigurazione. Mediante l’inscrizione di nuovi segni connessi da relazioni di senso e fondati su principi, temi e tracce ereditati dal testo precedente, la riscrittura definisce un atto critico interpretativo e, dunque, creativo. Spazializzando per strati la dimensione temporale, sondando tracce, segni fragili di profondità stratigrafiche e ricostruzioni grafiche, la ricerca fa riaffiorare l’ordine resiliente della forma urbana, incisa nelle stele storiche, nelle tracce archeologiche e nelle scritture del suolo, imponendo di ripensare fondatamente la perimetrazione dell’area UNESCO in coerenza con l’impronta archeologica del Li Fang e tipomorfologica della Pagoda. Si rende così evidente che il problema della tutela e ricostruzione della città cinese sia inestricabilmente legato a una lettura profonda dei caratteri costitutivi della forma urbana e che il problema della sua mancata riscrittura sia essenzialmente un problema di architettura urbana piuttosto che di stile o di solitari oggetti evocativi. Indagato sulla matrice fondativa e sui rapporti di resilienza e discontinuità, l’ordine latente nei substrata sottende la reinterpretazione progettuale, dotando di nuova leggibilità, e quindi nuova scrivibilità, l’assemblage incoerente della città moderna: consentendo al progetto di continuare a scrivere e risignificare il paesaggio storico urbano.