Durante il XX secolo all’interno degli Uffici Tecnici delle grandi aziende italiane disegnatori, capi progetto, direttori dei dipartimenti, tecnici, architetti, ingegneri, geometri hanno esplorato contesti e situazioni molteplici, ibridando i saperi, contribuendo alla trasformazione del territorio, disegnando luci e ombre di un’idea di mondo-azienda.
Da allora si è assistito a una generale e progressiva dismissione immateriale di competenze specifiche e, insieme all’attività progettuale di questi laboratori, si è andato perdendo il loro impegno nella diffusione di progetti e idee sul territorio.
La vicenda degli Uffici Tecnici delle aziende italiane è qui ripercorsa con un’attenzione particolare al periodo che va dal 1950 al 1970, quando più intensa è stata l’attività di esportazione di progetti e idee e l’Ufficio Tecnico era luogo di produzione collettiva di nuove realtà sia per il territorio nazionale, oltre i terreni dell’azienda, sia per quello oltre confine.
Attraverso la ricostruzione della vicenda storica, il confronto con i testimoni diretti, la collezione di materiali d’archivio, ma soprattutto grazie a una lettura critica interdisciplinare, vengono restituiti in queste pagine la complessità del fenomeno e gli intrecci, insiti in queste strutture, tra progettazione dei luoghi del lavoro, politica ed economia. Il recupero di esperienze provenienti da un passato ciclo produttivo è quindi funzionale al ripensamento di possibili laboratori progettuali contemporanei, al rilancio di un impegno fattivo delle aziende nel territorio e alla riflessione sul ruolo dell’architetto.
Gli uffici tecnici delle grandi aziende italiane
Progetti di esportazione di un fare collettivo
Sara Marini, architetto, dottore di ricerca, è professore associato in Composizione architettonica e urbana presso l’Università Iuav di Venezia. È stata membro del team curatoriale della mostra “Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città e l’ambiente” che si è tenuta presso il museo MAXXI di Roma (2011-2012). Co-direttore, con Alberto Bertagna, delle collane editoriali “In teoria” (Quodlibet, Macerata) e “Carte Blanche” (Bruno, Venezia). Principali pubblicazioni: Nuove terre. Architetture e paesaggi dello scarto (Quodlibet, 2010), Architettura parassita. Strategie di riciclaggio della città (Quodlibet, 2008); con Alberto Bertagna, In teoria. Assenze, collezioni, angeli (Quodlibet, 2012), The Landscape of Waste (Skira, 2011).
Vincenza Santangelo, architetto, dottore di ricerca, ha conseguito il dottorato internazionale Quality of Design coordinato dall’Università Iuav di Venezia con una tesi sulle opere pubbliche interrotte nel territorio italiano. Attualmente è assegnista presso l’Università Iuav sul tema del recycle, all’interno del PRIN “Re-cycle Italy”. Ha svolto attività di didattica e di tutoraggio presso diverse università italiane e straniere e all’interno di workshop nazionali e internazionali. Ha partecipato a progetti di ricerca, a concorsi e mostre di progettazione.