L’opera di John Hejduk (1929-2000) è stata associata a un’esperienza fondamentale come quella dei Five Architects, che ha lasciato un’impronta duratura nella cultura architettonica contemporanea, ma è anche collegata a una serie di esiti originali che hanno cercato di tenere insieme la complessità formale e significativa dell’opera e l’evoluzione della città contemporanea. Esempio “profetico” di questa linea di ricerca è il progetto di John Hejduk per l’area di San Giobbe a Venezia del 1978: l’approccio “ingenuo” a una ricchissima dimensione simbolica come quella veneziana riesce nell’impresa di trasfigurare la città lagunare, con i suoi colori e i suoi ritmi, con il suo fascino e il suo mistero, all’interno dei meccanismi di costruzione della forma architettonica. In questa ottica, la composizione e il progetto diventano il nucleo di una possibile rifondazione teorica e metodologica dell’architettura in quanto istituzione e della forma architettonica in quanto sintesi del vivere urbano. L’obiettivo finale è quello di ridefinire il sapere teorico disciplinare, ma anche di riposizionare il “fare progettuale” al centro dell’architettura.
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