Nella stessa temperie di rinnovamento che tra Otto e Novecento impegna Venezia in un intenso progetto di modernizzazione, la città vede la creazione di una grande esposizione internazionale d’arte, la Biennale, e della Scuola superiore di architettura. Le due istituzioni poggiano su un comune sedime culturale e si dimostrano strettamente connesse fin dal 1925, anno di fondazione di quello che diventerà lo Iuav. Col tempo le occasioni di dialogo si intensificano, in uno scambio che vede docenti ricoprire incarichi di rilievo in Biennale e – viceversa – artisti, architetti e curatori prestare la loro esperienza all’università. Riflesso evidente di tale legame è la collezione dei progetti presentati ai concorsi di architettura, importante segmento della memoria della Biennale, oggi custodita all’interno dell’Archivio Progetti Iuav. Agli intrecci, emersi e sommersi, di questa storia in filigrana e agli interrogativi che ne vengono sollecitati sono dedicati i saggi di questo volume, che dopo anni di silenzio storiografico ripercorrono con sguardo trasversale il fruttuoso rapporto tra due delle maggiori istituzioni veneziane.
Lo IUAV e la Biennale di Venezia
Figure, scenari, strumenti
Francesca Castellani è professore associato di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università Iuav di Venezia. I suoi studi riguardano principalmente l’arte francese e italiana dell’Ottocento e Novecento: in particolare l’impressionismo, l’orientalismo, la decorazione, i rapporti tra arte e letteratura, la storia del gusto e delle istituzioni. Si occupa da molti anni della storia della Biennale di Venezia ed è coordinatore del gruppo di ricerca “Visualizing Venice Biennale” all’interno del progetto internazionale “Visualizing Venice - Visu” (Duke University, Iuav University, University of Padova), dedicato alla ricostruzione storica e visiva di mostre e padiglioni della Biennale attraverso l’uso delle tecnologie digitali.
Martina Carraro si è laureata allo Iuav di Venezia, dove svolge attività di collaborazione alla didattica. È dottore di ricerca e, in qualità di assegnista di ricerca, è impegnata nel riordino della collezione di disegni e documenti dell’architetto Pietro Nobile, conservata al Castello di Miramare a Trieste. Si occupa da tempo di archivi di architettura e di storia dell’architettura tra Otto e Novecento. Ha pubblicato saggi in opere collettanee e ha curato, con Guido Zucconi, il volume Officina Iuav, 1925-1980. Saggi sulla scuola di architettura di Venezia (Venezia 2011) e recentemente, con Riccardo Domenichini, il volume Architettura, paesaggio, fotografia. Studi sull’archivio di Edoardo Gellner (Padova 2015).
Eleonora Charans, storica dell’arte, consegue, nel maggio 2012, il titolo di dottore di ricerca in Teorie e storia delle arti presso la Scuola di Studi Avanzati di Venezia. Nel novembre dello stesso anno pubblica il suo primo libro su un caso controverso nella storia della Biennale di Venezia: la Seconda soluzione di immortalità di Gino De Dominicis, esposta in occasione della 36a edizione (Milano 2012). È stata collaboratore alla didattica presso la Facoltà di Design e arti dello Iuav per il Laboratorio di allestimento di Carlos Basualdo (2007; 2008) e project coordinator in occasione della mostra “Bruce Nauman. Topologica Gardens” (2008; 2009).
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