L’otto settembre del 1943 Alfredo ha 19 anni, Annarosa 17. La guerra di liberazione li unisce, diventano amici, si capiscono e si aiutano con grande senso di ammirazione e di fiducia l’uno per l’altra. Entrambi sono dei “puri”, come Orso, Severino Bianchet di Valmorel, altro protagonista del libro, comandante della Brigata Fulmine. La storia di tre ragazzi fra i tanti che la guerra, nell’autunno del ’43, porterà tra le montagne del Veneto – che separano la provincia di Belluno da quella di Treviso – a combattere tra le fila dell’insurrezione partigiana. Non eroi leggendari, ma giovani spinti nelle loro azioni dall’unico desiderio di restaurare giustizia e democrazia.
Ed è proprio Giovanni Melanco (1925-1991) – Alfredo stesso – a ripercorrere in questo volume il ricordo di quei giorni, dei diciotto mesi trascorsi nelle brigate partigiane, tra le violenze e i momenti di solidarietà, tra le brutalità a cui ha assistito e gli episodi di amicizia e collaborazione. Annarosa in questo libro non è solo un personaggio: è simbolo di vitalità, è la Resistenza stessa.
Memorie che ripercorrono con fervore e leggerezza la guerra e la lotta per la liberazione, che si rivolgono a più generazioni per parlare anche al nostro presente perché, come scrive Mario Isnenghi nella prefazione: «Quanto più tetra e sanguinosa la cronaca, tanto più necessaria a garanzia e promessa di una normalità, dilazionata nel tempo, ma alla fine restaurata, e di un domani diverso. Diverso, certo, ma fedele a quell’oggi diventato nel frattempo un lontano e pur caro vivissimo ieri. Annarosa non muore».
Annarosa non muore
prefazione di Mario Isnenghi, presentazione di Cecilia Mangini
Giovanni Melanco nasce a Valmorel, frazione del Comune di Limana in provincia di Belluno. Avviati gli studi per conseguire il diploma di geometra, li abbandona temporaneamente nel giugno 1943. Dal 27 novembre 1943 al 5 maggio 1945 combatte come partigiano, diventando dall’agosto del 1944 commissario del Battaglione Fulmine, sotto il comando della Divisione Nannetti e della Brigata Mazzini. Nel 1946 Melanco consegue il diploma a Treviso e, spinto da un profondo senso di giustizia sociale, diventa sindacalista per la CGIL in modo attivo dal 1947 al 1952, affiancando a questa sua attività quella di consigliere comunale a Limana, nelle file del PCI, per circa venticinque anni. Muore a Belluno il 25 febbraio 1991.