Nel paesaggio di inizio millennio, il Padiglione Centrale della Fiera di Pordenone sembra indicare una linea che, sotto il segno dell’inattualità, si propone come paradigma di una possibile “via italiana” all’architettura. L’analisi dell’edificio, condotta in queste pagine, descrive un’azione tesa a oltrepassare una produzione spesso schiacciata tra gli eccessi linguistici dell’età dell’informatica e una dimensione professionistica destinata a rimanere marginale rispetto alle potenti strategie di marketing dei principali studi internazionali. Il progetto dell’edificio persegue una novità ancora più profonda, basata sulla valorizzazione di elementi riferibili alla tradizione della scuola di architettura di Venezia; nel Padiglione Centrale agisce una koiné culturale analoga a quella che ha animato l’ultima grande stagione italiana del progetto negli anni Cinquanta-Sessanta.
Fabrizio De Miranda - Angelo Villa - Lodovico Tramontin
Il padiglione centrale della Fiera di Pordenone
Diego De Nardi (1965), architetto, vive e lavora a Treviso. Si laurea allo IUAV di Venezia, dove dal 1996 svolge attività didattica e di ricerca. Attualmente collabora al biennio specialistico Architettura-Costruzione e al triennio del Corso di laurea in Scienza dell’architettura nel medesimo Ateneo. La sua attività si svolge all’insegna della connessione tra la ricerca nell’Università e il lavoro nella professione, evidente in particolare nei progetti di fiere, mercati, nodi viabilistici, compiuti con diversi gruppi di progettazione e a volte segnalati nei concorsi. La sua ricerca, che indaga le relazioni del progetto di architettura con le discipline statiche e impiantistiche, tra figurazione e costruzione, trova un primo esito nella pubblicazione della monografia su Jean Prouvè (Testo&lmmagine 2000), uscita in occasione del centenario della nascita, mentre è in corso di pubblicazione uno studio sulla figurazione strutturale in Pier Luigi Nervi. Un’appendice significativa di questa ricerca è rappresentata dai contributi ospitati su riviste internazionali di cultura del progetto («Acciaio Arte Architettura», «Costruire», «Materia», «Modo»), mentre saggi sulla prefabbricazione leggera e sull’architettura delle infrastrutture sono ripresi da altre testate e diffusi anche sul web.