Ettore Luccini (1910-1978) rappresenta una singolare figura di filosofo, educatore e politico. Laureatosi nella Facoltà di Giurisprudenza di Padova (1933) con uno scritto originale sulle idee politiche e sociali di Lev Tolstoj e impegnato nel Gruppo Universitario Fascista, negli anni ’30 collaborò con il giornale universitario «Il Bò»: è nell’ambito di questa attività che maturò la “storica” esperienza realizzata con Eugenio Curiel, di cui divenne amico, consistente nell’erodere dall’interno la cultura ufficiale fascista. Dedicandosi all’insegnamento di storia e filosofia nel liceo classico (Antonio Canova a Treviso), negli anni ’40 si accostò al marxismo ed entrò in contatto con il PCI, impiegandosi concretamente nella resistenza. Nel dopoguerra svolse un’appassionata e vivace militanza nella Federazione del Partito Comunista di Treviso, facendosi promotore di iniziative culturali e pedagogiche.
Trasferitosi a Padova nel ’54, tra il ’56 e il ’60 diede vita e animò il «Circolo del Pozzetto», avviando e realizzando con mostre d’arte, conferenze-dibattito e manifestazioni musicali un programma intenso e di alto livello che anticipò proposte artistiche e temi di dibattito che occuperanno la scena culturale italiana negli anni successivi. Tornato all’insegnamento nel liceo classico (Tito Livio a Padova), rimase impegnato sul fronte politico e su quello scolastico-formativo fino alla morte.
La sensibilità etico-politica di Luccini, fondamento permanente della sua personalità e della sua appassionata riflessione, è ciò che viene magistralmente alla luce nelle pagine della sua tesi di laurea qui pubblicata, che costituiscono l’humus intellettuale e morale al quale, pur nelle successive diverse scelte culturali e politiche, egli avrebbe attinto nel corso della sua esistenza. Il vivo interesse di Luccini per il mondo russo e in particolare per quella figura di filosofo-non filosofo che è Lev Tolstoj è espressione di questa sensibilità, di una tensione intellettuale animata da convinzione religiosa e orientata ai problemi sociali e politici. La vicinanza di Luccini a Tolstoj è da ricercare nella sostanza non violenta del pensiero tolstojano, incardinata, quasi ossimoricamente, nell’idea della «verità rivoluzionaria cristiana». L’analisi che il giovane Luccini compie dell’opera letteraria, pedagogica e filosofica di Tolstoj, oltre che porne in luce i legami con il panorama culturale europeo (in particolare con alcune figure della filosofia tedesca: Kant, Fichte, Hegel e Schopenhauer), ne mette a fuoco il tessuto connettivo (la religiosità) e da ultimo la chiave di volta, vista nella dottrina di Cristo e nell’universale legge dell’amore.
Il pensiero filosofico di Leone Tolstoi
e le sue applicazioni ai problemi sociali
e giuridici
prefazione di Francesco Loperfido
Ettore Luccini (1910-1978) rappresenta una singolare figura di filosofo, educatore e politico. Negli anni ’30 fece parte del Gruppo Universitario Fascista, collaborando, insieme ad Eugenio Curiel, al giornale universitario «Il Bò». Negli anni ’40 si accostò al marxismo ed entrò in contatto con il PCI, impegnandosi concretamente nella Resistenza. Insegnò per quarant’anni storia e filosofia nei licei classici “Antonio Canova” di Treviso e “Tito Livio” di Padova. Tra il 1956 e il 1960 diede vita e diresse a Padova il «Circolo del Pozzetto», avviando e realizzando con mostre d’arte, conferenze-dibattito e manifestazioni musicali un programma intenso e di alto livello che anticipò proposte artistiche e temi di dibattito che occuperanno la scena culturale italiana negli anni successivi.