Nella piccola Isola di San Lazzaro degli Armeni, nella laguna di Venezia, sono confluiti, a partire dalla metà dell’Ottocento, materiali archeologici provenienti da diverse regioni del Vicino Oriente. Si è venuta così progressivamente costituendo una piccola ma significativa raccolta di reperti, ora custodita nel museo di Antichità Classiche e Orientali del monastero della Congregazione mechitarista armena.
La collezione, pur limitata per dimensioni e creatasi attraverso donazioni e acquisizioni discontinue, offre un rilevante spaccato della produzione artistica e della cultura materiale del Vicino Oriente antico. I reperti appartengono a diverse tipologie di materiali – sculture in pietra, terrecotte, vasi in ceramica semplice e dipinta, iscrizioni cuneiformi, un sigillo in pietra e una cintura in bronzo decorata a sbalzo – e abbracciano un ampio arco cronologico, che inizia con le culture dei villaggi di agricoltori tardo neolitici della Mesopotamia del VI millennio a.C. per terminare alle soglie dell’epoca classica.
Molto vasto è anche l’orizzonte geografico entro il quale i reperti si collocano: esso spazia dall’Iran al bacino del Mediterraneo, passando attraverso l’altipiano anatolico e le pianure fluviali dell’Iraq e della Siria. Il volume presenta i materiali, inquadrandoli nel loro più vasto contesto storico, artistico e culturale.
Il Vicino Oriente antico nella collezione
del monastero armeno di San Lazzaro
Daniele Morandi Bonacossi è ricercatore presso l’Università degli studi di Udine, dove insegna Archeologia e storia dell’arte del Vicino Oriente antico. Ha partecipato a numerose campagne di scavo e di prospezione archeologica in diversi paesi e siti del Vicino Oriente (Siria, Oman, Yemen) ed è direttore della Missione Archeologica italiana a Tell Mishrifeh/Qatna (Siria). È autore e curatore di numerose pubblicazioni scientifiche, tra cui la monografia Tra il fiume e la steppa, insediamento e uso del territorio nella bassa valle del fiume Khabur in epoca neo-assira (1996).