Donatello e trecento anni di bronzi a Padova

Centro di realizzazione e irradiamento della più importante produzione bronzistica in Italia dopo Firenze, nel Rinascimento Padova seppe trasformarsi in fucina di innovazione e confronto tra alcuni dei più grandi maestri nell’arte della fusione. Tra le figure di spicco Donatello, autore di alcune delle più celebri manifatture in bronzo della città, tra le quali il Crocifisso e l’Altare custoditi nella Basilica del Santo, il cui profilo, dalla metà del Quattrocento, si sovrappone a quello dell’altrettanto noto Monumento equestre a Gattamelata, che accoglie il visitatore al centro del sagrato.
L’artista fiorentino, però, non è che l’iniziatore di una florida produzione che per tre secoli vide una straordinaria fioritura, registrando personalità che seppero di volta in volta rinnovare soggetti e tecniche: da Bartolomeo Bellano, che concluse le opere del grande maestro toscano e creò i primi bronzetti, ad Andrea Briosco e Severo da Ravenna, per citarne alcuni.
Candelieri, alari, calamai, lucerne, bruciaprofumi, piccoli animali, satiri e mostri ornavano gli studi dei raffinati umanisti che ne costituivano la committenza; si riprendevano temi archeologizzanti, si coglievano spunti letterari classici nella creazione di statuette rifacentisi a soggetti celebri nell’antichità, si registravano commissioni di opere monumentali. Spunti a cui guardarono gli scultori più giovani capaci di portare quest’arte fino a Seicento inoltrato.
Un viaggio da una Padova nota che ci porta a una città meno conosciuta, tra i luoghi che ospitavano queste opere preziose uscite dalle botteghe degli artisti che si cimentarono e portarono avanti quest’arte: Desiderio da Firenze, Giammaria Mosca, Tiziano Minio, Agostino Zoppo; e ancora Vincenzo Grandi e il nipote Gian Gerolamo, Danese Cattaneo, Francesco Segala, Girolamo Campagna e Tiziano Aspetti, che portò a compimento la fase forse più interessante di questa realizzazione artistica. Un percorso che si concluse con i raffinati ed elaboratissimi gruppi di Francesco Bertos, nei primi decenni del Settecento, ultima fiammata rococò di questa grande stagione creativa.

Davide Banzato, dopo una parentesi alla Direzione dei Musei Civici di Vicenza, ha retto per oltre vent’anni i Musei e Biblioteche del Comune di Padova, istituzione presso cui aveva operato come Conservatore fin dal 1981. Si è dedicato al riordino, restauro, catalogazione e riallestimento delle civiche collezioni dalla vecchia sede di Piazza del Santo a quella di Piazza Eremitani, dirigendo successivamente la sistemazione delle raccolte a Palazzo Zuckermann. Ha avviato le prime fasi del percorso che ha portato a Padova il prestigioso riconoscimento UNESCO per i cicli di affreschi trecenteschi. Di particolare rilievo il coordinamento di una riaggiornata pubblicazione scientifica delle raccolte. Ha diretto molte delle mostre tenutesi a Padova. Fra le più importanti, direttamente organizzate e curate, si ricordano la Quadreria Emo Capodilista, Donatello e il suo tempo, Mantegna e Padova, Guariento. Al suo attivo oltre un centinaio di pubblicazioni, dedicate alla pittura veneta, nordica e alla bronzistica del Rinascimento.

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