La Biennale di Venezia, che negli anni fra le due guerre si trovava al vertice del sistema espositivo nazionale, costituisce un osservatorio privilegiato per seguire da vicino la politica culturale del regime fascista. Sulla base di molti documenti inediti, questo saggio ricostruisce dall’interno le edizioni del 1940 e 1942 e prende in esame il progetto irrealizzato della Biennale del 1944. Grandi registi di tali vicende sono due uomini di regime che lavorano in sintonia all’organizzazione di questa grande macchina espositiva: Giuseppe Volpi di Misurata, industriale e uomo politico, e Antonio Maraini, scultore e capo del sindacato degli artisti. Nonostante le difficoltà della guerra, le ultime Biennali fasciste suscitano una vasta eco, testimoniata dal gran numero di articoli ad esse dedicati. L’esame dei commenti a caldo espressi da artisti e critici sull’avvenimento costituisce l’altro versante di un’analisi che – muovendosi su diversi fronti – mira a restituire un quadro compiuto ed esauriente dell’evento rappresentato dalle Biennali di guerra, valutandone contemporaneamente il significato all’interno di una logica di politica culturale e l’impatto a livello di pubblico e critica.
2001, pp. 188, ill. bn
ISBN
978-88-7115-154-0
€ 20,66 € 19,63
Biennali di guerra
Arte e propaganda negli anni del conflitto (1939-1944)
presentazione di Jolanda Nigro Covre
Giuliana Tommasella insegna Museologia presso il Dipartimento di Storia delle arti visive e della musica dell’Università di Padova. La sua indagine ha toccato diversi ambiti, dal linguaggio critico di Roberto Longhi alla storia delle esposizioni artistiche venete; in particolare il suo interesse si è concentrato sui rapporti tra arte e fascismo e ha dedicato all’argomento alcuni studi, fra cui Avanguardia in crisi nel dibattito artistico fra le due guerre (Padova 1995). Vari suoi saggi sono apparsi in riviste specializzate e cataloghi.