Questo numero monografico dei «Castelli di Yale» è dedicato ai complessi rapporti tra medicina e filosofia nel periodo compreso tra Medioevo e Rinascimento: un’epoca di profonde trasformazioni e di dialogo ininterrotto tra differenti prospettive teoriche, fase storica in cui la medicina viene a svolgere un ruolo essenziale nel delineare una nuova “immagine” dell’uomo. Fino all’Alto Medioevo tutto ciò che concerneva i termini di malato, malattia, guarigione, terapia, appariva strutturato non tanto sulla base di coordinate razionali e scientificamente organizzate, quanto piuttosto filtrato da considerazioni che rientrano nell’ambito di una tipica antropologia religiosa cristiana: la malattia non è un semplice momento di squilibrio rispetto alla norma della salute, ma è essa stessa “norma”, naturale condizione per l’uomo viator dopo la caduta. I secoli XII e XIII, con la straordinaria effervescenza dell’Occidente in ogni campo – demografico, economico, culturale – segneranno l’affermazione di un panorama radicalmente mutato per la medicina. Cresce a dismisura il patrimonio testuale della disciplina, viene tradotto l’intero corpus aristotelico, si sviluppano scuole come quelle di Salerno e Montpellier, nasce il medico peritus o “professionista della salute” – e di conseguenza anche la filosofia è chiamata a costruire un sapere razionale del corpo e una nuova concezione della natura. I diversi saggi seguono le varie tappe che hanno determinato l’evoluzione del sapere medico fino al Rinascimento e le molteplici implicazioni filosofiche e scientifiche di un dibattito ricco e articolato.
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