Nelle liriche di Carla Combatti la parola prevale sulla musica e sembra quasi che l’immagine selezionata fra tante emerga sul fluire dei versi. In questo libro la presenza di uomini e donne è rara, e frequente invece è la proiezione di sé nelle cose della natura, realizzata come personificazione o anche in alcuni oggetti: presenze mute, immobili, ma vive e frementi.
La tensione verso la dimensione verticale dello spazio nella pittura di paesaggi e il senso di leggerezza comunicato dalle molte immagini di uccelli, insetti volanti o piccoli agili animali quasi privi di peso esprime un anelito sofferto e costante verso il cielo. L’immagine proustiana della cava di marmi preziosi rimasta abbandonata suggerisce l’idea di un tesoro di ricordi suscettibile di vita, incline a lasciarsi riportare alla luce per la virtù memoriale della poesia.
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