Sic vita fugit: la percezione e la dolorosa coscienza del tempo, nelle sue sfumature, nei suoi cicli, nel suo misterioso fluire, sembrano essere il filo conduttore che anima l’intera raccolta di poesie di Gian Maria Bertin e lega i frammenti di un’esperienza umana scrutata nelle sue pieghe e colta nelle sue esitazioni, nelle attese e nelle fughe quotidiane, svelate nella nuda singolarità.
In questi momenti di sospensione e incertezza, tra slanci e lampi di verità, improvvise speranze e dure repliche dell’esistenza, le nostre inquiete “maschere” cedono il passo alla ricerca di una agognata sfera di autenticità, a un radicale ripensamento del nostro essere nel mondo, in cui il soggetto possa finalmente riconoscersi come inestricabilmente connesso ai ritmi e ai palpiti della natura e della vita.
(0)