La Siria ritrovata negli studi di Adriano Alpago-Novello

«Chiunque si affezionerebbe a quella terra vasta, senza alberi, ma piena di luce», scriveva della Siria, nel 1928, la viaggiatrice britannica Freya Stark. E proprio a quella terra lo storico dell’architettura Adriano Alpago-Novello (1932-2005) decise di dedicare i suoi studi. Giunto inizialmente nel paese alla ricerca dei monumenti armeni che tanto amava, dedicherà al patrimonio artistico della regione mediorientale le ricerche di una vita. A seguito di un viaggio compiuto nei primi anni Ottanta del Novecento nacque infatti in lui l’idea di pubblicare un volume sui battisteri paleocristiani delle regioni settentrionali, che prevedeva la collaborazione di noti studiosi, specialisti della regione, quali Pasquale Castellana, Romualdo Fernández Ferreira e Ignacio Peña.
La pubblicazione, prevista in tre tomi, non vide mai la luce e i materiali preparatori, sorta di relitti di un ambizioso progetto rimasto irrealizzato, si sono conservati negli archivi: appunti, note, schizzi, planimetrie, estratti di studi sull’argomento.
In questo volume l’Autrice restituisce il profilo accademico e professionale di Alpago-Novello e ripercorre, proprio sulle tracce di quel progetto iniziato dallo studioso, il patrimonio architettonico della Siria del Nord relativo ai battisteri paleocristiani, in un’operazione di approfondimento e riordino del suo archivio: recupero della memoria storica e artistica di un paese in cui le rovine e i resti di antiche città sono diventati rifugio per gli sfollati, conservazione di testimonianze del passato resasi ancora più necessaria a fronte di un futuro per molti versi incerto.
«Le rovine sono come sentinelle al confine del tempo, il quale ci sfugge a causa della sua fluidità; da un lato stanno di fronte al tempo che le ha investite e modellate, riducendole a muro crollato, fantasmi di un edificio un tempo integro, dall’altro lato proprio questa resistenza caparbia al trascorrere inesorabile del tempo conferisce alle rovine il senso della durata rendendole un’ancora per la memoria» (M. Barbanera, A. Capodiferro, La forza delle rovine).

Manuela Da Cortà, originaria di Pieve di Cadore, dopo aver conseguito il diploma di Traduttore e Interprete Parlamentare presso la Scuola Superiore per Traduttori e Interpreti di Bologna, ha lavorato a lungo come traduttrice indipendente per agenzie europee, istituti internazionali di ricerca e società private, vivendo per diversi anni a Parigi. Dopo essersi laureata al Dams di Bologna e poi in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si dedica allo studio e alla diffusione del patrimonio storico e artistico della sua terra d’origine e alla promozione di eventi culturali. Bellunese e viaggiatrice curiosa, come lo studioso la cui storia ha voluto narrare, con questo volume ha inteso offrire un contributo alla valorizzazione della figura di Adriano Alpago-Novello e una testimonianza su un patrimonio artistico e paesaggistico oggi pericolosamente minacciato.

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