Piazzetta della Garzeria, di fronte a un simbolo di Padova come il Pedrocchi: oggi di un’epopea durata ben 134 anni non resta niente. Neppure una lapide a ricordare quel Cinema Garibaldi che nel dopoguerra, già poche settimane dopo la Liberazione, era ridiventato un punto di ritrovo importante della città, raccogliendo l’eredità del teatro omonimo che, dal 1868, aveva acceso passioni e fantasie di un pubblico popolare, ospitando anche le prime proiezioni cinematografiche. Un teatro che, andando ancora a ritroso, per i disoccupati del Portello e per Vittorio Emanuele II, fino appunto all’arrivo del Generalissimo, si era chiamato Sociale, in cerca, come l’Italia, di un’identità condivisa.
L’originaria vocazione di questo luogo era tuttavia quella conferitagli nel 1834 dal fondatore Luigi Duse: quella di un anfiteatro diurno in legno, “democratico” quanto provvisorio, privato ma a grande partecipazione popolare. Frutto dell’ingegno del creatore dell’unica maschera padovana, Giacometo, e nonno della “divina” Eleonora.
Il Teatro Duse poi Garibaldi
Roberto Cuppone, ricercatore presso l’Università di Genova, ha pubblicato Teatri, città (1991), L’invenzione della Commedia dell’Arte (1998),CDA, sogno romantico. Il mito della commedia dell’arte nell’Ottocento francese (2000); Alessandro Fersen e la commedia dell’arte (2009); il Commento alla Cameriera brillante di Goldoni (2002), l’edizione critica di Strampalata in rosablu ovvero Arlecchino e Allegria oggi sposi di Palmieri (2003), Il Teatro Goldoni (2011), Vito Pandolfi e la Commedia dell’Arte (2014). Autore, regista e attore di teatro (premio Teatro Goldoni 1981, come Brighella), ha scritto circa quaranta testi rappresentati, ha partecipato o diretto spettacoli con Losey, Nanni, Scaparro, Marcucci, De Bosio, Costa, Boso, Soleri, Merisi, Micol, Maag, Foà, Degli Esposti, Pagliai e ha tenuto lezioni internazionali a Parigi, Budapest, Londra, Marilia, Nicosia, Bucarest.
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