In bilico sugli “orli della vita”, l’uomo contemporaneo ha sempre di fronte a sé la consapevolezza del male, il peccato originale che continuamente apre all’invisibile, fa “vaporare i fantasmi” (Pirandello). Ma è proprio da tale condizione precaria che si innalzano lo sciame dei pensieri dove albergano le possibilità di salvezza: il sogno, la poesia, la visione. Questo lavoro di Giuliana Fabris – saggio e narrazione allo stesso tempo – si muove tra l’universalità del male e la concretezza del dolore, con la certezza che affrontare il peccato originale significhi porsi la domanda, il perché dell’esistenza, cui ognuno deve rispondere individualmente. Non abbiamo che le parole per ordinare il mondo e provare a capirlo, per questo motivo Peccato originale cerca di trovare un varco a partire dalle parole degli altri: dalla ragazza costretta a vendersi per strada che si “sentiva un animale”, al “cosa mi avete fatto” della principessina Lise di Tolstoj, assieme al “non torna conto far così male ad una povera creatura” della Lucia manzoniana, fino all’help me di Regan, la ragazzina posseduta dell’Esorcista. Intrecciando il mito e la storia, il racconto simbolico e l’esperienza, Giuliana Fabris affonda nei retroscena della condizione umana alla ricerca di una nuova chiave di lettura che spinga a mettersi sul cammino di un’umanità rinnovata, capace di ricostruire quell’alleanza con Dio che si crede perduta.
Peccato originale
Alla ricerca dell’umanità perduta
prefazione di Giorgio Bonaccorso
Giuliana Fabris, laureata in Psicologia e in Scienze religiose, psicoterapeuta, docente ISSR S. Maria di Monte Berico, da molti anni cerca di coniugare il vertice psicologico, filosofico e teologico per narrare quell’orizzonte intimo che nell’uomo sta fra la sofferenza, la spiritualità e la ricerca di Dio. Per Il Poligrafo ha pubblicato: Scienza e carità. Accompagnare il morente in ambito geriatrico (con E. Bianchi, 2002), Lo spazio di Sara. Per una fenomenologia del “femminile” (2005), Navigazioni. Verso una teologia dei sentimenti (2007). Per lo stesso editore ha curato i volumi: Il male può avere l’ultima parola? (con M. Pastrello, 2008), Romano Guardini. Presenza e attesa dell’uomo (con A. Berlaffa e G. Paone, 2010), “Caro zio Romano...”. Malinconia e spiritualità nelle lettere di Romana Guardini (2012), Romano Guardini e la pedagogia. L’educazione come compito e valore (con G.A. Faccioli, 2013), Un «assoluto inizio». La cristologia di Romano Guardini (2015).
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