I sette saggi qui raccolti analizzano alcuni aspetti rilevanti della tradizione aristotelica nel Rinascimento: il progressivo moltiplicarsi e differenziarsi delle edizioni, delle traduzioni e dei commenti alle opere dello Stagirita; la creazione di strumenti atti a facilitare lo studio del suo pensiero (bibliografie, lessici, apparati “critici”); l’emergere di nuovi principi e metodi ermeneutici; la lunga durata e la sorprendente ubiquità di idee, adagi e luoghi comuni di origine aristotelica. Soffermandosi non solo sui maggiori aristotelici italiani (da Leonardo Bruni a Donato Acciaiuoli a Pietro Pomponazzi e Marcantonio Zimara), ma anche su meno noti esponenti dell’aristotelismo europeo, il libro mostra come questo movimento filosofico seppe integrare la tradizione scolastica con la lezione dell’umanesimo; mette in luce la sua vitalità, adattabilità e spirito critico; esamina le cause interne, oltre che esterne, della sua crisi.
Studi sull’aristotelismo del Rinascimento
Luca Bianchi (Milano 1957) insegna Storia della filosofia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Piemonte Orientale (Vercelli). Ha pubblicato numerosi saggi e articoli sulla storia del pensiero europeo fra tardo medioevo e prima età moderna. Fra i suoi libri: L’errore di Aristotele. La polemica contro l’eternità del mondo nel XIII secolo (La Nuova Italia, Firenze 1984); L’inizio dei tempi. Antichità e novità del mondo da Bonaventura a Newton (Olschki, Firenze 1987); Il vescovo e i filosofi. La condanna parigina del 1277 e l’evoluzione dell’aristotelismo scolastico (Lubrina, Bergamo 1990); Le verità dissonanti. Aristotele alla fine del medioevo (Laterza, Roma-Bari 1990, in collaborazione con Eugenio Randi); Censure et liberté intellectuelle à l’Université de Paris (XIIIe-XIVe siècles) (Les Belles Lettres, Paris 1999).