Espressione privilegiata dell’abilità mimetica, ma anche dell’ambiguo rapporto tra realtà e apparenza, la forma del ritratto percorre epoche e storie, segnando in profondità l’evoluzione delle culture e delle tendenze artistiche, di memorie, riti, rappresentazioni, manifestando il proprio carattere sfuggente, enigmatico, perturbante. Dall’antichità al Rinascimento, dall’Illuminismo fino al Novecento, nel ritratto rivivono donne e uomini, personaggi illustri, figure emblematiche di periodi di crisi e mutamenti, ma anche soggetti comuni, bellezze anonime, semplici “comparse” sulla scena dei grandi eventi.
Nella Naturalis historia di Plinio il Vecchio le origini mitiche del ritratto si collegavano all’intimo desiderio di conservare le sembianze del volto amato, di preservarne l’effigie dallo scorrere lacerante del tempo, richiamando qualcosa che sta “al posto di”, come nel verbo latino protraho (da cui portrait in francese e inglese).
Tuttavia è agli albori della modernità che il trionfo del ritratto, come viene evidenziato nei saggi qui raccolti, riflette e accompagna l’affermazione di una nuova visione dell’uomo, laica e secolarizzata, annunciando l’approssimarsi di un’era inquieta, in cui si incrociano percorsi e sperimentazioni, avanguardie artistiche e invenzioni come la fotografia, rappresentazioni iperrealistiche e astratte. È questa, del resto, la dialettica di una apparente immobilità che sembra connaturata al ritratto e che Walter Benjamin annoterà nelle sue riflessioni: «Non è che il passato getti la sua luce sul presente o il presente la sua luce sul passato, ma immagine è ciò in cui quel che è stato si unisce fulmineamente con l’ora in una costellazione. In altre parole, immagine è la dialettica nell’immobilità». Una immobilità solo apparente, che rinvia a un’interna tensione, a una densa stratificazione di livelli espressivi e significati, di rimandi e possibili interpretazioni.
Tempo e ritratto
La memoria e l’immagine dal Rinascimento a oggi
Caterina Virdis Limentani, storica dell’arte moderna, ha insegnato all’Università di Padova e dal 2007 si è trasferita all’Università di Sassari. La sua produzione è prevalentemente dedicata alla pittura e alla miniatura del Rinascimento europeo e alle indagini tecnologiche relative alla pittura. Ha inoltre rivelato interesse continuo per l’estetica e la produzione degli artisti del nostro tempo, dimostrandosi attenta in particolare ai classici della pittura contemporanea.
Novella Macola ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia e Critica dei Beni Artistici e Musicali presso l’Università degli Studi di Padova; è stata assegnista di ricerca in Storia dell’Arte Moderna a Sassari. Ha pubblicato Sguardi e scritture. Figure con libro nella ritrattistica italiana della prima metà del Cinquecento (Venezia, Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, 2007).
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