Il manoscritto fiorentino tardo-cinquecentesco De’ Conviti degli Antichi, sin qui attribuito a Vincenzio Borghini, è in realtà traduzione parziale e riadattamento dell’Antiquitatum Convivialium Libri Tres dello svizzero Johann Wilhelm Stucki (1542-1607), stampato per la prima volta a Zurigo nel 1582.
Il De’ Conviti, presentato in una edizione che ne ricostruisce fedelmente le fonti originarie, rappresenta un singolare reperto della produzione letteraria degli ultimi decenni del XVI secolo e raccoglie il multiforme sostrato della cultura controriformistica, in cui si riconoscono influssi dell’Inquisizione romana, dell’Accademia fiorentina, dello Studio pisano, ma anche di personalità note e meno note del tempo. L’analisi evidenzia come la traduzione fiorentina, operata da una mano anonima, rielabori il trattato di Stucki in base alla proprie conoscenze personali, integrandolo con fonti di carattere filologico, gastronomico e medico-scientifico talvolta molto ricercate.
Sul piano ideologico, il tema del convito si inserisce all’interno di una tradizione di testi eruditi che sfruttano la rievocazione antiquaria per limitare gli influssi e le tendenze protestanti in area cattolica, provvedendo “dati reali” nell’affrontare questioni teologiche e confessionali, dal dibattito sui riti quaresimali alla pratica del digiuno.
De’ Conviti degli antichi
Opera adespota
a cura di
Damiano Acciarino, nato a Roma, ha portato a termine i suoi studi tra l’Università Cattolica di Milano e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove sta conseguendo il dottorato di ricerca. Si occupa di filologia medievale e rinascimentale.