Studiare una cultura come quella dell’Antico Egitto con strumenti interpretativi propri della contemporaneità non permette di comprendere appieno temi e ragioni di una civiltà che continua a parlarci attraverso le sue rovine. In un universo culturale dove assume una valenza fondamentale il concetto di mundus imaginalis – il mondo delle immagini, secondo il termine coniato da Henry Corbin – si rende necessario uno sguardo che sappia andare oltre la mera analisi formale e strutturale.
Nel volume vengono studiati i principali tipi di tombe risalenti al periodo compreso tra l’inizio del Nuovo Regno, 1550 a.C., e la fine della XIX Dinastia, 1185 a.C., per sottolineare proprio un aspetto chiave dell’architettura antica, in particolare di quella egizia: il suo essere fondata su archetipi non solo formali quanto soprattutto religiosi, poi tradotti in forme architettoniche. Così se stanze, pozzi e corridoi delle sepolture reali seguono una disposizione in linea con i principi della narrazione mitica, lo spazio stesso diventa liturgia, luogo di ierofanie e incarnazione del tempo mitico. Attraverso una panoramica delle costruzioni dell’Antico Egitto l’autore porta alla luce l’elemento unificante di queste strutture, che condividono un comune substrato concettuale, religioso e cosmogonico volto alla sacralizzazione degli spazi in quanto reali mundi imaginalis, emanazioni dell’ordine cosmico che gli Egizi chiamavano ma’at.
L'orizzonte dei re
Studio sul mundus imaginalis delle sepolture egizie
Andrea Pasqui, laureato in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi sulle sepolture egizie tra la XVIII e la XIX Dinastia, è dottorando in Egittologia presso lo stesso ateneo dove svolge anche attività di assistenza alla didattica. Le sue ricerche sulle civiltà antiche uniscono aspetti antropologici, filosofici, architettonici e archeologici.