La figura di Amilcare Ponchielli (1834-1886), compositore che forse più di ogni altro contribuì a traghettare il melodramma ottocentesco dalla stagione romantica, e poi scapigliata, a quella pucciniana e verista, è andata incontro negli anni a una complessiva rivalutazione. Nell’ottica di una riscoperta critica di Ponchielli, la pubblicazione dei carteggi assume un ruolo essenziale. Le lettere qui raccolte coprono un arco di tempo di quasi trent’anni – dal 1856, anno della prima versione dei suoi "Promessi sposi", fino al 1885, a ridosso della sua prematura scomparsa – e sono caratterizzate da una costante sovrapposizione tra il piano professionale e quello privato.
La maggior parte delle missive sono indirizzate all’amico cremonese Bortolo Piatti e ai vari librettisti con cui Ponchielli collaborò o cercò di collaborare: D’Ormeville, Ghislanzoni, Boito, Fontana, Piave. Come testimoniano queste pagine, il rapporto tra Ponchielli – compositore di genio, padrone assoluto della propria scrittura musicale – e il teatro d’opera si rivela complesso, non privo di contrasti e delusioni.
Tuo affezionatissimo Amilcare Ponchielli
Lettere 1856-1885
prefazione di Adriana Guarnieri Corazzol
Francesco Cesari è docente presso il Dipartmento di Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si occupa di opera italiana fra Otto e Novecento; ha pubblicato l’edizione filologica delle composizioni vocali da camera di Vincenzo Bellini.
Stefania Franceschini è docente di Lettere nella scuola secondaria. Ha pubblicato saggi di argomento musicologico e collabora con varie istituzioni universitarie.
Raffaella Barbierato, laureata in Musicologia presso la Scuola di Paleografia e filologia musicale di Cremona, è bibliotecaria responsabile della sezione manoscritti e specialista dei fondi musicali nella Biblioteca Statale della stessa città.