Il Leontocefalo dei Misteri mitriaci

L’identità enigmatica di un Dio

presentazione di Annapaola Zaccaria Ruggiu

Tra le immagini presenti nei luoghi di culto anticamente riservati al dio Mithra, l’enigmatico Leontocefalo si distingue per l’originale e insolita iconografia, con testa di leone e corpo di uomo, avvolto da un serpente e alato. Ancora identificata nel XVII secolo come divinità egiziana per l’aspetto teriomorfo, la sua figura mostruosa è stata definitivamente riconosciuta come mitriaca dall’opera antesignana dello studioso di storia delle religioni belga Franz Cumont. A partire dal XIX secolo, il Leontocefalo è stato oggetto di un lungo dibattito che ha condotto a letture contrastanti, complicate dalla scarsità e dalla frammentarietà delle testimonianze disponibili.
Il saggio evidenzia i temi che hanno determinato la formazione dell’immagine della divinità nel contesto del mitraismo, cui hanno concorso motivi sia di ascendenza orientale, sia di origine ellenistico-romana. In questa densa ricostruzione, assumono un ruolo fondamentale la raccolta e la revisione sistematica delle tracce monumentali esistenti (statue, rilievi, affreschi e oggetti cultuali), secondo un’ottica più propriamente archeologica, che passa attraverso l’analisi iconografica e iconologica di ogni singolo elemento fin qui rinvenuto. I vari significati confluiti nella definizione del Leontocefalo appaiono direttamente collegati con la ritualità del culto, in cui il dio assume una propria specificità in relazione al percorso d’iniziazione dei Misteri mitriaci.

Raffaella Bortolin, archeologo, si è specializzata presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove è stata cultore della materia in Archeologia delle Province Romane. Ha pubblicato contributi in diversi volumi e la monografia Archeologia del miele (2008). Dal 2001 è membro della Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia (Turchia) e dal 2004 segue lo scavo dell’insediamento rustico di Brentino Belluno (Verona), di cui è attualmente direttore scientifico in collaborazione con Annapaola Zaccaria Ruggiu.

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