Gli studi che il celebre erudito Vincenzio Borghini dedicò alla lingua fiorentina del Trecento e agli antichi testi toscani costituiscono le prove già mature di una filologia della tradizione letteraria in volgare che ebbe nella Firenze del tardo Rinascimento la sua sede elettiva. La formazione di questo metodo critico – un metodo che avrebbe condotto, fra l’altro, al raffinato restauro testuale del Decameron nell’edizione dei Deputati, 1573 – derivava da un’educazione umanistica di prim’ordine, che poteva contare sul magistero del Poliziano e sulla disponibilità larga, a Firenze e in Toscana, di codici e documenti manoscritti: fattori essenziali per la definizione di un approccio filologico poco propenso al restauro congetturale dei testi e, piuttosto, centrato sui dati obiettivi e sulla loro intepretazione.
Nel volume, questi diversi aspetti vengono affrontati, da un lato, prendendo in considerazione un maestro di Borghini, Piero Vettori, che nella sua opera di filologo classico non disdegnò significativi affondi nel terreno del volgare e della sua letteratura; dall’altro, ricostruendo la personale biblioteca di testi antichi allestita da Borghini in funzione delle proprie ricerche. Un’ulteriore sezione è dedicata ad uno scritto borghiniano dalla travagliata vita redazionale, quella Lettera intorno a’ manoscritti antichi, che voleva essere un tentativo di sistemazione teorica del proprio metodo e che l’autore, significativamente, decise di lasciare inedito.
«Ricercando scrittori e scritture»
Studi su Vincenzio Borghini
Riccardo Drusi svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Studi umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, occupandosi di letteratura italiana dal Duecento all’età rinascimentale. Ha curato l’edizione critica delle Annotazioni sopra Giovanni Villani di Vincenzio Borghini (Firenze, Accademia della Crusca, 2001) e, con Gino Belloni, il catalogo della mostra Vincenzio Borghini. Filologia e invenzione nella Firenze di Cosimo I (Firenze, Olschki, 2002).