Concepire la montagna come teatro del pensiero. Fornirle un cast di attori e farli entrare in scena. Biancoia, sull’Altopiano di Asiago, il palcoscenico della pièce. A dargli respiro e vita, studenti universitari spinti dal desiderio di creare una rete di condivisione, un dibattito vis-à-vis lontano dalla cattedra come in un “Simposio d’altura”. La montagna, simbolo che attraversa la civiltà occidentale e quella orientale dall’antichità ai nostri giorni, diventa, al contempo, scenario e oggetto del pensiero, facendo affiorare modalità inedite per evocare il racconto filosofico.
I saggi raccolti in questo volume affrontano la simbologia della montagna nelle sue varie declinazioni e rappresentazioni: dai fondamenti del pensiero occidentale – le fonti bibliche e la filosofia antica – ai diversi esiti della cultura orientale, dalle sentenze nietzscheane fino alla riflessione contemporanea sulle implicazioni etiche e sulle derive postmoderne dell’alpinismo come business mediatico.
Ne risulta un percorso scandito dalle endiadi ascesa-discesa, alto-basso, profondo-superficiale, che si configurano come momenti fondamentali di una metafora complessa e stratificata, il cui fascino non cessa di interrogare il pensiero.
Riassume il senso di questa esperienza e dà titolo al volume la sentenza di Goethe: «Le montagne sono maestre mute e fanno discepoli silenziosi».
Montagne mute, discepoli silenziosi
Percorsi di filosofia della montagna
a cura di
Il gruppo “filosofia&montagna” nasce dall’idea di alcuni studenti dei corsi di laurea di Filosofia e Scienze Filosofiche dell’Università degli Studi di Padova, con l’obiettivo di creare uno spazio di confronto intellettuale per studenti e professori, per portare anche all’esterno della aule universitarie la riflessione filosofica. Il volume raccoglie i contributi di Adone Brandalise, Maria Grazia Crepaldi, Antonio Da Re, Giovanni Gurisatti, Giangiorgio Pasqualotto, Gaetano Rametta.
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