Questo libro racconta sessant’anni di storia del restauro nel Triveneto attraverso la vita professionale di uno dei suoi protagonisti, non l’unico, certo, ma tra i più longevi e geniali, Ferdinando Forlati. Un ingegnere che ha plasmato il suo talento in un ambito di formazione antecedente a quello caratterizzato dall’affermazione della figura dell’architetto, ma che di quest’ultimo sentiva di avere le qualità, fin dagli anni universitari, se non prima. Una figura-ponte, quindi, che ha incarnato anche nell’esperienza concreta la necessità di superare gli schematismi e le contrapposizioni, unendo in se stesso due attitudini al costruire, fondate una su saperi tecnico-scientifici e l’altra su conoscenze estetico-formali. E “ponte” lo è stato anche in un altro senso, in quanto ha operato, anche contemporaneamente, sia ricoprendo il ruolo di funzionario alle dipendenze dello Stato, all’interno della Soprintendenza, sia come libero professionista e consulente al servizio di singoli o di enti pubblici e privati.
Di qui la scelta di dare vita a un’opera a più mani, che riuscisse a tracciare il variegato quadro della sua operosità e delle sue abilità. In queste pagine non si parla solo di restauro, ambito in cui l’ingegnere veronese si espresse con maggior evidenza, ma anche del costruire, del riusare, del valorizzare o del tutelare, campi della sua attività meno conosciuti, ma che è stato necessario affrontare per ricostruire il quadro d’insieme di una realtà lavorativa consistente e ricca, oltre che dalla durata fuori dal comune. Ripercorrendo le tappe più salienti della sua esperienza professionale, accanto agli episodi più noti della sorprendente attività di ricostruzione svolta nel corso dei due dopoguerra, emerge anche il suo ruolo di tutore del patrimonio artistico trafugato dai tedeschi nel 1945 o di organizzatore di mostre per la promozione del lavoro svolto dallo Stato nel campo del recupero dei monumenti nell’immediato secondo dopoguerra o, ancora, di edificatore del nuovo in dialogo con l’antico.
Ricca e dinamica fu la sua vita lavorativa, a tal punto da far sorgere il dubbio che un uomo solo possa averla realizzata, per di più sapendo che non ebbe uno studio vero e proprio, nemmeno quando operò da libero professionista. E in effetti non fu solo, come dimostra anche la sua fitta corrispondenza, ma abile nel creare attorno a sé una rete di relazioni professionali e, in senso lato, culturali, tanto vasta da travalicare anche i confini nazionali. Dai contributi qui raccolti emerge il vero volto di Ferdinando Forlati, una personalità forte, tenace, dinamica: un ingegnere, un tecnico che possedeva anche le capacità dell’architetto, un uomo di cultura che, dall’alto della sua esperienza sul campo, contribuisce ancora oggi a mantenere vivo il dialogo tra le diverse discipline.
Le stagioni dell’ingegnere Ferdinando Forlati
Un protagonista del restauro
nelle Venezie del Novecento
Stefano Sorteni, storico di formazione, svolge la libera professione quale operatore culturale, impegnato sia nella valorizzazione dei fondi storici, come archivista, sia nell’ideazione di percorsi di ricerca finalizzati alla realizzazione di eventi espositivi, opere editoriali e multimediali, come ricercatore storico. Ha maturato una particolare conoscenza per gli ultimi due secoli di storia veneziana e veneta in generale, realizzando studi, articoli e banche dati oltre che partecipazioni a convegni nazionali in tema di assistenza e storia urbana. Tra le numerose pubblicazioni si segnalano in particolare, per i tipi di Marsilio, le curatele dei volumi L’ingegneria civile a Venezia. Istituzioni, uomini, professioni da Napoleone al fascismo (con Franca Cosmai, 2001) e La città degli ingegneri. Idee e protagonisti dell’edilizia veneziana tra ’800 e ’900 (con Franca Cosmai, 2005).
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