La zona industriale di Porto Marghera e l’isola di Venezia si riflettono una nell’altra da quasi un secolo su un fronte laguna disegnato da elementi appartenenti a epoche e funzioni distanti e contrapposte. Isola, silhouette e scala sono i temi con i quali cinquanta studenti si sono confrontati a partire da una propria esperienza vissuta della città di Venezia, con lo scopo di ridefinire l’identità di un’isola artificiale della laguna, non senza riflettere sulla realtà urbana e sociale della città: una reinterpretazione dello spazio urbano, riletto secondo esigenze e contesti storico-sociali contemporanei, nel tentativo di risolvere tensioni e incompatibilità che caratterizzano due realtà fino ad oggi opposte, ma appartenenti al medesimo sistema lagunare.
Ne sono nate sedici matrici che si assemblano creando differenti declinazioni dello stesso progetto, della stessa isola, espressione della ricerca di un’idea collettiva per la città di Venezia, trasformata qui, finalmente, in una città contemporanea.
The industrial zone of Porto Marghera and the island of Venice mirrored one in the other for almost a century, with waterfronts bearing features belonging to distant, opposing eras and functions. Island, silhouette and scale are the themes approached by fifty students, starting with direct experience of the city of Venice with the aim to redefinite the identity of an artificial island in the lagoon, considering the urban and social realities of the city: a reinterpretation of urban space, viewed in keeping with historical contexts and contemporary social needs, attempting to resolve the tensions and incompatibilities of two realities in contrast today, but belonging to the same lagoon system. The results are sixteen matrices, assembled to create different versions of the same project, the same island, illustrating the pursuit of a collective idea for the city of Venice, here transformed, finally, into a contemporary city.
Un’idea collettiva di città?
Da Venezia a Porto Marghera
Max Dudler nasce ad Altenrhein in Svizzera. Si forma presso la Städel Schule di Francoforte con Günter Bock e si laurea all’Accademia di Belle Arti di Berlino con Ludwig Leo. Dal 1981 al 1986 lavora come architetto nello studio di Oswald Mathias Ungers, partecipando a numerosi e importanti progetti, tra i quali la Messehaus 9, il grattacielo alla Fiera di Francoforte e il Kulturforum di Berlino. Nel 1986 avvia l’attività di uno studio a Francoforte, insieme al fratello Karl e a Pete Welbergen. Nel 1992 apre gli studi di Berlino, Zurigo e Francoforte sul Meno. I numerosi riconoscimenti, tra i quali il “Nike für die beste stadtbauliche Interpretation 2010” per il Jacob-und-Wilhelm-Grimm-Zentrum e il “DAM Preis für Architektur in Deutschland 2012” per il castello di Hambach, sono eco del suo continuo e perseverante impegno nel dibattito architettonico. Alterna il lavoro di progettazione architettonica con l’insegnamento in varie università europee (Venezia, Mantova, Dortmund, Vienna, Cesena e Milano). Dal 2004 è professore di Baukunst alla Kunstakademie di Düsseldorf.
Simone Boldrin nasce a Padova nel 1975. Studia architettura all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia dove si laurea nel 2002 con Serena Maffioletti e Roberto Sordina. Tra il 1999 e 2000 studia alla Technische Universität Dortmund. Nel 2003 inizia la sua collaborazione con lo studio Max Dudler di Berlino. Dopo circa un anno diviene capoprogetto del restauro e ampliamento del castello di Hambach, che segue dalla prima fase di concorso fino alla realizzazione. Allo stesso modo si occupa dei progetti per il castello di Heidelberg e per Sparrenburg, oltre a molti altri. A partire dal 2006 affianca all’attività professionale incarichi come assistente e docente in diverse facoltà di architettura tra le quali Cesena, Venezia e Milano. Ha curato una mostra sull’opera di Dudler concepita come esposizione itinerante con tappe in Italia, Svizzera e Germania. Assieme a F.S. Fera è autore della monografia Max Dudler architetture dal 1979 edita da Electa nel 2012.