Paradosso. Rivista di filosofia

Fondata nel 1990, «Paradosso» intende essere una rivista di filosofia, senza ulteriori specificazioni, per lo più debitrici ad effimere mode culturali, e senza arbitrarie suddivisioni disciplinari. Al centro di ciascun fascicolo è posta una tematica generale, corrispondendo a quel modo di concepire la scepsi che di fronte a un problema non pretende di fornire una risposta, ma invita piuttosto a “svilupparlo”.

La rivista è pubblicata dalla casa editrice Il Poligrafo dal 1997.

collegio di direzione: Massimo Cacciari, Umberto Curi, Massimo Donà, Emanuela Fornari, Gianluca Garelli, Bruna Giacomini, Sergio Givone, Giacomo Marramao, Laura Sanò, Vincenzo Vitiello

comitato scientifico: Gérard Bensussan (Università di Strasburgo), Claude Cazalé Bérard (Università di Paris X- Nanterre), Catherine Chalier (Università di Paris X- Nanterre), Massimo Donà (Università Vita-Salute San Raffalele Milano), Rossella Fabbrichesi (Università degli Studi di Milano), Monique Jutrin (Università di Tel Aviv), Vivian Liska (Università di Anversa), Orietta Ombrosi (Università di Roma La Sapienza), Francesca Rigotti (Università della Svizzera italiana, Lugano e UZH - Universität Zürich), Carlo Sini (Università degli Studi di Milano), Francesco Tomatis (Università degli Studi di Salerno), Claudio Tuozzolo (Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara), Christoph Wulf (Università di Berlino)

segreteria di redazione: Giuseppe Armogida, Lorenza Bottacin Cantoni, Alberto Giacomelli (caporedattore), Jacopo Ceccon

La rivista attua la procedura di peer review per la valutazione dei contributi da pubblicare. Nella lista aggiornata al 09/02/2022 delle riviste scientifiche ai fini dell’Abilitazione Scientifica Nazionale, «Paradosso» compare accreditata nell'Area 11.

Norme redazionali:
italiano
english

 

CALL FOR PAPERS «PARADOSSO» 2022/2:  ESULI DEL PENSIERO. EBRAISMO E FILOSOFIA DEL NOVECENTO

Le proposte di contributo vanno inviate all'indirizzo redazione.paradosso@gmail.com entro il 31 gennaio 2023

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Nel corso dei secoli, il popolo ebraico si è trovato a confrontarsi ripetutamente con l’esperienza dell’esilio, tanto che la stessa cultura ebraica ne sembra essere stata plasmata significativamente. I concetti limitrofi, ma non coincidenti, di esilio, esodo e diaspora hanno contribuito a modellare tanto le dinamiche interne al popolo eletto quanto lo sguardo a esso rivolto dall’esterno.

Il presente volume è animato proprio dalla centralità, ancora attuale, della nozione di esilio nel pensiero contemporaneo e muove da una domanda la cui formulazione è quasi banale, ma la cui risposta merita di essere attentamente ponderata: la filosofia può pensare l’esilio? Qual è il ruolo del pensiero rispetto alla condizione dell’esule che richiede di essere accolto, ma che sa di non essere a casa propria? Per rispondere a tali quesiti non è possibile prescindere da chi li ha vissuti in prima persona, quasi incarnandoli.

Così, ascoltando le parole di coloro che si sono fatti carico del pensiero in esilio e che, all’indomani della catastrofe, hanno continuato a porre la questione dell’esodo e della diaspora, il presente fascicolo intende mostrare come solo un pensiero in movimento, sempre chiamato a uscire dalla propria comoda dimora per intraprendere percorsi difficili, è in grado di fiorire anche nel deserto.

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