Il momento storico che stiamo vivendo mostra, ogni giorno con maggiore chiarezza, che la guerra minaccia costantemente l’equilibrio delicato della vita in comune. Forze opposte cercano di prevalere l’una sull’altra attraverso l’esercizio della violenza, profanando lo spazio di libertà dell’altro e promuovendo un ordine stabilito a prescindere dalle differenti istanze in gioco. L’armonia, posta a obiettivo utopico della vita in comune e delle relazioni tra individui e tra popoli, è minacciata da nuovi conflitti.
La tensione al predominio manifesta ancora, nell’attuale panorama storico, quel meccanismo che ha mosso per secoli una parte significativa della storia dell’umanità attraverso guerre, violenze e lotte per la supremazia. La stessa idea di giustizia e di bene viene costantemente minacciata dall’esercizio di un potere che può corrompere gli ideali più nobili piegandoli alle dinamiche di conflitto e prevaricazione fino a includerli nella cosiddetta “ragione di guerra”.
Testimoni di quest’aporetica concezione, artisti, filosofi, teologi e politici hanno tentato di giustificare, di criticare o di decostruire i presupposti ideologici del polemos fondante il pensiero occidentale. Oggi più che mai è indispensabile una profonda interrogazione sul legame tra passato e presente e sulle narrazioni differenti (e talvolta antitetiche) che animano il nostro mondo, ciascuna con i propri legittimi desideri.
Paradosso. Rivista di filosofia, 2023/2
La filosofia alla prova della guerra
Danielle Cohen-Levinas ha studiato al Conservatoire National Supérieur de Musique de Paris, all’Université Paris-Sorbonne e all’Université Paris I Panthéon-Sorbonne. Filosofa, musicologa e poeta francese di fama internazionale entra al CNRS nel 1993 dove resta fino al 1998, anno della nomina a Professore alla facoltà di Lettere dell’Université Paris-Sorbonne. È stata direttrice al Collége International de Philosophie dal 1996 al 2002. Le sue ricerche e il suo insegnamento si concentrano sull’estetica musicale, la filosofia contemporanea e la filosofia ebraica. Ha fondato nel 2010 il Collège des études juives et de philosophie contemporaine (Centre Emmanuel Levinas). È inoltre ricercatrice associata agli Archivi Husserl dell’ENS-CNRS di Parigi dal 2008, co-direttrice della rivista filosofica italo-francese «Phasis» e direttrice editoriale presso le edizioni Hermann a partire dal 2007.
Massimiliano Marianelli è professore ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università degli Studi di Perugia, dove attualmente è Direttore del Dipartimento Filosofia, Scienze Sociali, Umane e della Formazione. È inoltre Direttore dell’IHRC (International Human-beingResearch Center) e del gruppo di ricerca “Arte e riconoscmento”.
Indice
- Danielle Cohen-Levinas, Massimiliano Marianelli, Perché la guerra
- Danielle Cohen-Levinas, La caresse et la guerre. Notes sur la critique de la totalité chez Franz Rosenzweig et Emmanuel Levinas
- Emmanuel Falque, « Mourir avec toi » : Hommage à René Major
- Marco Martino, «Questi grandi mali alla fine spariranno». La priorità del ragionevole tra la «pace perpetua» di Kant e la «riconciliazione» di Rawls
- Emanuele Pili, La resistenza dell’infra. Sulla nozione di in-between in The Life of the Mind di Hannah Arendt
- Laura Sanò, Hannah Arendt e la parabola del «guerriero» nel mondo
- Maria Clara Lucchetti Bingemer, Force et justice : quelques réflexions sur guerre et paix d´après Simone Weil
- Marc Crépon, Attachements (Le mort et le vivant)
- Jean Claude Monod, Vers la guerre perpétuelle ? Enjeux et limites de la critique schmittienne du cosmopolitisme kantien
- Massimiliano Marianelli, «Le parole che hanno un contenuto e un senso non sono omicide»: Simone Weil e il tra (metaxy) della bellezza, oltre l’idolatria del moderno
- Anna Lissa, La morte dell’eroe e il silenzio del nemico: alcune note sulla rappresentazione della guerra nella letteratura ebraica moderna
- Serena Meattini, Sul senso del narrare la violenza: tra arte come virtù quotidiana in Tzvetan Todorov e artivismo
- Catalina Martin Lloris, Guillermo Gómez-Ferrer Lozano, El Reconocimiento de lo religioso en la fotografía de guerra. El reconocimiento formal