Paradosso. Rivista di filosofia, 2024/1
Istante e attimo

La dimensione qualitativa del tempo nella filosofia del Novecento

Il concetto di “tempo” rappresenta uno dei temi portanti e trasversali della riflessione filosofica occidentale. Al di là del quotidiano tempo cronologico, che scandisce il vivere ordinario e lineare, l’esperienza della temporalità rivela elementi di discontinuità ed eccezione, feconde anomalie che scardinano la visione convenzionale e continua del progresso, lo schematico articolarsi della storia in passato, presente e futuro, la misurabilità oggettiva del tempo fisico. Qual è la differenza tra l’istante ordinario e l’attimo straordinario? Come si connotano la dimensione intuitiva e intensiva della decisione e l’esperienza concentrata e improvvisa dell’evento?
Il confronto con pensatori quali Nietzsche, Bloch, Bergson, Jünger, Benjamin, Heidegger, Sartre, Patocka, Ricoeur, Sontag, Irigaray intende restituire tutta la complessità e la ricchezza del dibattito contemporaneo sulla temporalità e le sue declinazioni. Ne deriva un vivo mosaico sul tempo dell’emergenza, del dramma, della catastrofe, della rivoluzione, della redenzione, del messianismo, dell’utopia, della melanconia, della libertà, della differenza sessuale e della creatività. Il carattere attivo, fulmineo e fulminante del “momento opportuno” si intreccia e si alterna a quello passivo, quieto e accogliente dell’esperienza mistica; l’eterno immoto e il guizzo fuggente si toccano e si confondono, in un arco di pensiero che dall’attimo immenso giunge al cybercapitalismo.

Alberto Giacomelli insegna Estetica per i corsi di laurea in Filosofia, Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo e Storia e tutela dei Beni artistici e musicali presso l’Università degli Studi di Padova. Ha svolto attività di ricerca presso la Eberhard Karls Universität di Tübingen, la Humboldt e la Technische Universität di Berlino ed è stato Visiting Lecturer presso la Graduate School Faculty of Art and Letters, Tohoku University di Sendai. I suoi principali interessi di studio riguardano l’estetica e la filosofia di area tedesca del XIX e XX secolo con particolare riferimento al pensiero di Nietzsche, alla relazione tra filosofia e linguaggi artistico-letterari e alle forme di pensiero sino-giapponese. È autore di saggi in riviste e volumi nazionali e internazionali e delle monografie Simbolica per tutti e per nessuno. Stile e figurazione nello Zarathustra di Nietzsche (Mimesis, 2012); Bauhaus absconditum. Arte, corpo e mistica alle radici del Modernismo (Mimesis, 2019); Tipi umani e figure dell’esistenza. Goethe, Nietzsche e Simmel per una filosofia delle forme di vita (Mimesis, 2021). È inoltre traduttore e curatore dell’opera di Ryōsuke Ōhashi Kire Il bello in Giappone (Mimesis, 2017).
 
Giovanni Gurisatti è professore associato di Storia della filosofia moderna e contemporanea presso il Dipartimento FISPPA (Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata) dell’Università di Padova. Si occupa prevalentemente di storia della filosofia e dell’estetica tedesche tra Ottocento e Novecento, in particolare del pensiero di Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger, Gadamer, Benjamin, Adorno. Oltre che in vari studi su rivista, ha affrontato il pensiero di Benjamin nelle monografie Costellazioni. Storia, arte e tecnica in Walter Benjamin (Quodlibet, 2010), e Scacco alla realtà. Estetica e dialettica della derealizzazione mediatica (Quodlibet, 2012). Un confronto tra Benjamin e Heidegger è contenuto anche in Est/etica ontologica. L’uomo, l’arte, l’essere in Martin Heidegger (Morcelliana, 2020). È autore di alcune voci del lessico curato da A. Pinotti, Costellazioni. Le parole di Walter Benjamin (Einaudi, 2018). Ha curato e tradotto opere di Heidegger, Schopenhauer, Schmitt per Adelphi.

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