A partire dal gesto artistico inaugurale della tragedia attica di Eschilo, Sofocle ed Euripide, l’esperienza del “tragico” si rivela un filo rosso necessario per orientarsi nei labirinti della nostra storia del pensiero. Lungi dall’estinguersi nel contesto della Grecia classica, questa fondamentale espressione dell’umano – attraverso affioramenti e metamorfosi – interroga il senso ultimo dell’esistenza e scuote alla radice la fiducia razionalistica moderna, giungendo al cuore del disincanto contemporaneo.
“Tragico” appare allora quel pensiero che rifiuta consolazioni e mediazioni, che riconosce nella frattura, nella contraddizione e nell’enigma la cifra stessa dell’esistenza. Colpa, finitudine, dolore, necessità, responsabilità, nichilismo, dissoluzione delle certezze metafisiche, crisi del bello, giustificazione estetica dell’esistenza: questi i temi cardine qui attraversati e restituiti nella loro complessità fecondamentalmente irrisolta. Il confronto tra orizzonte tragico greco e dramma cinese tradizionale, la riflessione aristotelica sulla nozione di bellezza tragica, il rapporto tra le radici arcaiche del “tragico” e il concetto indiano di karman, la dimensione tragica come nucleo incandescente della riflessione di Hegel, Hölderlin, Nietzsche, Lukács, Benjamin, Rosenzweig, Heidegger, e ancora il plesso fra “tragico” e teologia, l’emersione del “tragico” nel teatro di Artaud, nel cinema di Visconti, nella riflessione di Weil sull’Iliade e nella comparazione interculturale con il teatro nō giapponese costituiscono le tessere di questo mosaico ricchissimo, di questa riflessione corale sul nostro modo di significare il mondo.
Paradosso. Rivista di filosofia, 2025/1
I volti del tragico
Forme e metamorfosi della tragedia
Alberto Giacomelli insegna Estetica per i corsi di laurea in Filosofia, Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo e Storia e tutela dei Beni artistici e musicali presso l’Università degli Studi di Padova. Ha svolto attività di ricerca presso la Eberhard Karls Universität di Tübingen, la Humboldt e la Technische Universität di Berlino ed è stato Visiting Lecturer presso la Graduate School Faculty of Art and Letters, Tohoku University di Sendai. I suoi principali interessi di studio riguardano l’estetica e la filosofia di area tedesca del XIX e XX secolo con particolare riferimento al pensiero di Nietzsche, alla relazione tra filosofia e linguaggi artistico-letterari e alle forme di pensiero sino-giapponese. È autore di saggi in riviste e volumi nazionali e internazionali e delle monografie Simbolica per tutti e per nessuno. Stile e figurazione nello Zarathustra di Nietzsche (Mimesis, 2012); Bauhaus absconditum. Arte, corpo e mistica alle radici del Modernismo (Mimesis, 2019); Tipi umani e figure dell’esistenza. Goethe, Nietzsche e Simmel per una filosofia delle forme di vita (Mimesis, 2021). È inoltre traduttore e curatore dell’opera di Ryōsuke Ōhashi Kire Il bello in Giappone (Mimesis, 2017).
Marcello Ghilardi, PhD, è Professore Ordinario di Estetica presso l’Università di Padova, dove è anche vicedirettore del Master post lauream in Contemplative Studies. È stato visiting scholar in numerose università e istituti stranieri (Parigi, Berlino, Londra, Hong Kong, Kyoto, Tohoku). Tra i suoi libri: Il vuoto, le forme, l’altro (2014); The Line of the Arch. Intercultural Issues between Aesthetics and Ethics (2015); Chinese Aesthetics and Philosophy of Art (a cura di, con H.-G. Moeller, 2021); Filosofia dell’eccedenza (2025); L’apparizione del senso (2025). Ha inoltre tradotto in italiano i Discorsi sulla pittura di Shitao dal Monaco Zucca Amara (Gugua hesheng hua yulu 苦瓜和尚畫語录, 2014).




















