Nel pensiero di Leibniz, la Ragione comprende e riconosce come parte dell’armonia anche la dissonanza, l’irrazionale, l’elemento che da sé non è in grado di entrare nella costituzione di un rapporto, ma trova piuttosto la propria giustificazione nella dinamica dell’intero: è questo il ruolo dell’incommensurabile in geometria, dell’oscurità nelle arti figurative, della contingenza e della finitezza nell’ambito della metafisica. La lettura in chiave etica dell’armonia musicale proposta da Leibniz non è una semplice metafora, ma è l’approdo di un dibattito scientifico che coinvolge alcuni dei maggiori teorici della musica e matematici dell’epoca – da Zarlino a Kircher, da Huygens a Euler, a Rameau –, fino al confronto con la pratica compositiva conosciuta da Leibniz nel suo soggiorno parigino ed evocata all’interno dei Saggi di Teodicea, nel nome di J.B. Lully.
Leibniz, Lully e la teodicea
Forme etiche dell’armonia musicale
Giorgio Erle è ricercatore della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Verona. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni, dedicate in particolare alla filosofia classica tedesca, fra cui le monografie La prospettiva di Hegel su tempo e natura (2001), Sul rapporto tra Ethos e Physis nella interpretazione hegeliana della filosofia greca (2002). In ambito musicologico ha collaborato fra l’altro con gli Amici della Musica di Vicenza, l’Accademia di Studi ItaloTedeschi di Merano e la Società Mozart Italia.