Nella letteratura moderna, specialmente in area anglosassone, esistono diversi esempi di scrittrici che hanno indagato il proprio difficile rapporto con la figura paterna, da Mary Shelley fino a Virginia Woolf. In Italia, anche nella ricca produzione novecentesca, le autrici sembrano essersi accostate più di frequente a una rilettura del legame tradizionale tra madri e figlie. Nonostante questo rispecchiamento privilegiato, tuttavia, molti sono i testi in cui emerge l’intrinseca problematicità della relazione con il padre e con la società gerarchica e “patriarcale”, come nel celebre romanzo Una donna di Sibilla Aleramo.
La densa analisi di queste pagine affronta la relazione tra padre e figlia, rielaborata letterariamente nelle opere di alcune tra le più significative scrittrici italiane contemporanee – Anna Banti, Gianna Manzini, Dacia Maraini, Melania Mazzucco –, e contribuisce a “riscrivere” un ordine simbolico apparentemente immutabile, investendo un complesso insieme di codici e comportamenti nelle loro dimensioni storiche, culturali, ideologiche.
Lo specchio infranto
La relazione tra padre e figlia in alcune scrittrici italiane contemporanee
Saveria Chemotti insegna Letteratura italiana contemporanea e Letteratura italiana di genere e delle donne all’Università di Padova. Nei suoi lavori più recenti si è occupata di letteratura delle donne, di narrativa degli anni Ottanta e Novanta, con particolare attenzione per gli scrittori veneti. Ha pubblicato saggi su Foscolo, il Romanticismo italiano ed europeo, la narrativa del primo Novecento, Antonio Gramsci, Tonino Guerra, Piero Sanavio, Giuseppe Berto e su numerosi altri autori e temi otto-novecenteschi. È condirettore di «Studi novecenteschi», rivista di storia della letteratura italiana contemporanea. Tra le sue numerose pubblicazioni: Il «limes» e la casa degli specchi. La nuova narrativa veneta (Padova 1999); La terra in tasca. Esperienze di scrittura nel Veneto contemporaneo (Padova 2003); L’inchiostro bianco. Madri e figlie nella narrativa italiana contemporanea (Padova 2009).