«Il perdono eccede ogni possibile logica economica di scambio ed esige, da chi perdona, un sacrificio coraggioso»: in questi termini si esprime Vladimir Jankélévitch nel sostenere che perdonare significa scardinare ogni rapporto tra colpa e punizione.
Dopo le catastrofi storiche e umane del XX secolo, il tema del perdono si inserisce nella riflessione filosofica in maniera cogente, imperativa quasi, mettendo in evidenza i limiti, le responsabilità e, talvolta, le colpe del pensiero occidentale per il suo coinvolgimento, foss’anche indiretto, in quel capitolo di storia.
Oggi, nuovamente, sebbene in termini diversi, la questione riemerge in tutta la sua urgenza. In questo momento storico i morti – morti per guerre, indifferenza, pandemia, pena di morte perfino – non cessano, nel loro silenzio, di rivolgere un appello alla coscienza dell’Occidente e, in modo più diretto, alle coscienze di noi tutti; eppure, attraverso questo stesso silenzio essi non smettono di accordarci “qualche cosa” di molto simile al perdono. È dall’ambiguità di tale silenzio che nasce la riflessione proposta in questo nuovo numero di «Paradosso». Sulle tracce di Dostoevskij e soprattutto dei grandi filosofi del Novecento, che forse più di altri, per necessità storiche, si sono interrogati sulle sfide, sui paradossi, sulle ambiguità del perdono, si cerca qui di coglierne filosoficamente il senso o il non-senso o, meglio ancora, la pluralità di senso.
Paradosso. Rivista di filosofia, 2021/2
Le sfide del Perdono
Orietta Ombrosi è professore associato di Filosofia morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università La Sapienza di Roma ed è stata Joyce Z. Greenberg Visiting Professor di studi ebraici alla Divinity School dell’Università di Chicago. Ha insegnato Philosophie juive all’Université de la Mediterranée (Aix-en-Provence-Marseille) ed è stata ricercatrice post-dottorato alla Fondation pour Mémoire de la Shoah (Parigi). Ha inoltre insegnato Antropologia filosofica per quattro anni all’Università di Bologna. Ha pubblicato le monografie Le Bestiaire philosophique de Jacques Derrida (PUF 2022), The Twilight of reason. Benjamin, Adorno, Horkheimer and Levinas tested by the Catastrophe (Academic Studies Press, Boston 2012; ed. or. Hermann 2007, ed. it. Giuntina 2014) e L’umano ritrovato. Saggio su Emmanuel Levinas (Marietti 2010). Ha curato i volumi collettanei: The nuclear power, a scientific and philosophical issue from 1945 to today (ed. it.-engl., Mimesis, Jaspersiana, 2020), Derrida-Levinas. An Alliance awaiting the political, con Raphael Zagury-Orly, (ed. it.-fr., Mimesis International, 2018), Ebraismo al “femminile”. Percorsi diversi di intellettuali ebree del Novecento (Giuntina 2017), Jewish Women and the Shoah («Bamidbar. Journal for Jewish Thought and Philosophy», 1/2013, Passagen, Vienna), Tra Torah e Sophia: orizzonti e frontiere della Filosofia ebraica (Marietti, Milano 2011).
Laura Sanò è professore associato di Storia della filosofia presso il Corso di Laurea in Filosofia dell’Università di Padova. È autrice di numerosi articoli e monografie sul pensiero filosofico contemporaneo. Oltre ad alcuni volumi dedicati alla tradizione del “pensiero negativo” (tra cui: Un daimon solitario. Il pensiero di Andrea Emo, La Città del Sole, 2001), ha pubblicato tre testi sul pensiero di Rachel Bespaloff: Un pensiero in esilio. La filosofia di Rachel Bespaloff, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, 2007; Su Heidegger, Bollati Boringhieri, 2010; L’istante e la libertà, Einaudi 2021. Al problema della violenza, così come emerge nello specifico attraverso la prospettiva di tre figure particolarmente significative del pensiero femminile del ’900 (Weil, Bespaloff e Arendt), oltre che attraverso autori come Michelstaedter e Kafka, sono dedicati i volumi Leggere la Persuasione e la rettorica di Carlo Michelstaedter, Ibis, 2011; Donne e Violenza. Filosofia e guerra nel pensiero del ’900, Mimesis, 2012; Metamorfosi del potere. Percorsi e incroci tra Arendt e Kafka, Inschibboleth, 2017.