Scrittrice e polemista di spicco, Antonietta Giacomelli (Treviso, 1857 - Rovereto, 1949) ha occupato un posto di rilievo nella storia dei cattolici italiani tra Otto e Novecento. Sulla breccia, secondo volume della sua quadrilogia narrativa, risale al 1894 e si presenta come un’opera singolare, espressione del clima di attesa e di fermento che si era diffuso nel mondo cattolico sul finire del secolo. Più che un romanzo di costume, il libro è una sapiente commistione tra storia, biografia e invenzione, intrisa di un intenso messaggio religioso e sociale: un «seguito di pensieri e di sentimenti destati dalla vita», ma soprattutto un diario che suggerisce forti punti di contatto con la realtà storica dell’epoca e con l’esperienza personale dell’autrice.
La protagonista, Nicoletta, ha ventisei anni e vive a Roma con il padre, uomo politico in pensione: è una giovane donna di buona cultura e di profonda fede cristiana che sceglie di impiegarsi come istitutrice presso la famiglia di un ricco banchiere, diventando critica severa e aspra del milieu aristocratico romano. La sua veemente capacità di denuncia della società del tempo, che esalta insieme i valori originari del cattolicesimo e gli ideali democratici risorgimentali, consegna alle pagine di Sulla breccia il ritratto efficace e sorprendente di una realtà politica e sociale attraversata da gravi tensioni e da problemi irrisolti per la giovane nazione italiana.
Sulla breccia
Antonietta Giacomelli (Treviso 1857 - Rovereto 1949) fu una figura di rilievo nel panorama socio-letterario del primo Novecento. Scrittrice molto prolifica, fra le sue opere letterarie vanno ricordate: Lungo la via (1889), A raccolta (1899), Sulla breccia (1894). Si occupò principalmente del ruolo della donna e di giustizia sociale, affrontando le tematiche da una prospettiva cristiana. Celebri furono le sue battaglie a colpi di articoli sulle riviste dell’epoca, che portarono a polemiche e scomuniche dal mondo cattolico. Con l’avvento del fascismo la scrittrice abbandonò la vita pubblica e si ritirò a vivere in un pensionato, ove morì in povertà nel 1949.
Saveria Chemotti insegna Letteratura italiana contemporanea e Letteratura italiana di genere e delle donne all’Università di Padova. Nei suoi lavori più recenti si è occupata di letteratura delle donne, di narrativa degli anni Ottanta e Novanta, con particolare attenzione per gli scrittori veneti. Ha pubblicato saggi su Foscolo, il Romanticismo italiano ed europeo, la narrativa del primo Novecento, Antonio Gramsci, Tonino Guerra, Giuseppe Berto e su numerosi altri autori e temi otto-novecenteschi. È condirettore di «Studi Novecenteschi», rivista di storia della letteratura italiana contemporanea. Per Il Poligrafo dirige le collane “Soggetti rivelati” e, insieme ad Antonia Arslan, “Graphie”. Tra le sue numerose pubblica-zioni: Il «limes» e la casa degli specchi. La nuova narrativa veneta (Padova 1999); La terra in tasca. Esperienze di scrittura nel Veneto contemporaneo (Padova 2003); L’inchiostro bianco. Madri e figlie nella narrativa italiana contemporanea (Padova 2009); Lo specchio infranto. La relazione tra padre e figlia in alcune scrittrici italiane contemporanee (Padova 2010).