È ancora lecito oggi pensare ai valori come a stelle polari che guidino l’agire e stabilire il “luogo assoluto” del valore? In un mondo che, come sottolinea Massimo Cacciari riprendendo Trotskij, è segnato da una “rivoluzione permanente”, vi sono dei criteri oggettivi per sancire un bonum, un valor, o, di contro, qualsiasi valorizzazione è questione prospettica?
La perdita di valore del valore rappresenta un tema centrale nell’attuale dibattito sociopolitico, filosofico ed etico. In una società segnata dalla perdita di senso che si contrappone all’aumento del benessere, si avverte il crescente indebolimento di referenti valoriali e normativi stabili. L’emergere di un profondo disorientamento spirituale collegato agli inarrestabili sviluppi della tecnologia e dalla trasformazione degli assetti economici della produzione capitalistica impone l’abbandono di un intero mondo in cui gli individui conducevano l’esistenza in “comunità di vita e di senso”, dotate di sistemi simbolici e interpretazioni della realtà condivisi.
Il volume spazia dalla questione del “bene comune” allo statuto dell’etica sociale, dall’elevazione del denaro a valore universale alla “sociologia del dominio”, toccando le conseguenze del relativismo scettico in ambito morale, fino alle implicazioni della genesi e dell’attribuzione del valore nell’etica ambientale attraverso il confronto con autori quali Schmitt, Derrida, Weber e Simone Weil, senza dimenticare l’eredità della tradizione metafisica da Platone a Hegel.
Paradosso. Rivista di filosofia, 2020/2
Il luogo del valore
Umberto Curi, dopo essere stato professore ordinario, è attualmente professore emerito di Storia della filosofia presso l’Università di Padova. Visiting Professor presso le Università di Los Angeles (1977) e di Boston (1984), ha tenuto lezioni e conferenze presso i principali Atenei internazionali. Fra le sue numerose pubblicazioni: Endiadi. Figure della duplicità e La cognizione dell’amore. Eros e filosofia (Feltrinelli, 1995 e 1997); Pensare la guerra. L’Europa e il destino della politica (Dedalo, Bari 1999); Polemos. Filosofia come guerra e La forza dello sguardo (Bollati Boringhieri, 2000 e 2004); Filosofia del Don Giovanni (Bruno Mondadori, 2002, nuova ed. Bollati Boringhieri, 2017); Variazioni sul mito: Don Giovanni (Marsilio, 2005); Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche (Bollati Boringhieri, 2008); Miti d’amore. Filosofia dell’eros (Bompiani, 2009). Le sue pubblicazioni più recenti sono: La porta stretta. Come diventare maggiorenni (Bollati Boringhieri, 2015); Le parole della cura. Medicina e filosofia (Cortina, 2017), Il colore dell’inferno. La pena fra vendetta e giustizia (Bollati Boringhieri, 2019), La morte del tempo (il Mulino, 2021).
Silvia Mocellin insegna Etica sociale ed Etica e globalizzazione presso il Dipartimento di Filosofia, Pedagogia, Psicologia applicata (FISPPA) dell’Università degli Studi di Padova. Si occupa di questioni di etica pubblica e di etica applicata, con particolare interesse per l’etica economica e l’etica ambientale. Tra le sue pubblicazioni: Homo oeconomicus in evoluzione (2011), L’uomo senza dimensioni (2012), Dall’etica pubblica alle politiche del lavoro (2016), Ripensare la giustizia dalla comunità (2017), L’ultima soglia: il paradosso del limite nelle relazioni tra economia e ambiente (2020).